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Saluto di S.E. Mons. Giuseppe Betori in occasione della presentazione del Rito del Matrimonio - Grosseto, 4/6 novembre 2004

Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia

Il mio benvenuto più cordiale a tutti voi, che partecipate a questo Convegno, il quale segna un momento importante per la Chiesa Italiana. Oggi, infatti, a sei mesi dalla sua promulgazione, viene in qualche modo “consegnato” al popolo di Dio – per la mediazione dei sacerdoti, dei diaconi, dei catechisti e degli operatori della pastorale liturgica, familiare e giovanile – il nuovo Rito per la celebrazione del Matrimonio cristiano.Sono passati trentacinque anni da quando, non molto dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, la Sacra Congregazione dei Riti promulgava la prima edizione del Rito per la celebrazione del Matrimonio, subito tradotto in lingua italiana dalla nostra Conferenza Episcopale e divulgato nelle nostre parrocchie. In questi anni è proseguita un’intensa riflessione teologica, liturgica e spirituale, che ha portato a una migliore comprensione del sacramento del Matrimonio, come dono di Cristo agli sposi cristiani ma anche come dono per la comunità. E una comprensione che fatica ancora a farsi strada; lo testimonia anche la persistente difficoltà nelle nostre parrocchie a leggere nel Matrimonio un sacramento “per la Chiesa”, da celebrare “in medio ecclesiae” e non in privato, nei luoghi più impensati e lontani dalla vita ordinaria della comunità cristiana.Il “Catechismo della Chiesa cattolica” ha precisato in maniera chiara che «l’Ordine e il Matrimonio sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio» (n. 1534). A queste parole fa eco il “Catechismo degli adulti” della Chiesa Italiana che, collocando i due sacramenti nel medesimo capitolo, quello che ha come titolo “Sacramenti per il servizio della comunità”, così si esprime: «Due sacramenti, il matrimonio che consacra la coppia e fonda la famiglia, l’ordinazione che inserisce nell’ordine o collegio dei pastori: l’uno e l’altro direttamente finalizzati a formare e dilatare il popolo di Dio, l’uno e l’altro segno dell’amore sponsale di Cristo per la Chiesa» (n. 718).La Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato nel 1993 il “Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia”, che raccoglie in sintesi organica il cammino della teologia e della pastorale su matrimonio e famiglia. Nel capitolo IV, che riguarda la celebrazione del Matrimonio, indica come «primo e principale problema pastorale… dar vita ad una celebrazione del sacramento che risulti veramente evangelizzante ed ecclesiale» (n. 71). Tale celebrazione infatti «si qualifica come realtà ecclesiale…[che] coinvolge l’intera comunità ecclesiale nella quale gli sposi sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte, tanto da fare di tale comunità il luogo normale della celebrazione delle nozze» (n. 70). All’interno di questa comprensione profondamente ecclesiale del sacramento e consapevole dei notevoli problemi culturali e pastorali in cui si colloca la celebrazione e la ricezione del Matrimonio cristiano, la Conferenza Episcopale Italiana, nell’accogliere la “editio typica altera” dell’Ordo celebrandi Matrimonium, promulgata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti nel 1990, ha ritenuto opportuno avvalersi della possibilità di adattamento prevista dalle “Premesse generali”: «E competenza delle Conferenze Episcopali, in forza della Costituzione sulla sacra Liturgia, adattare questo rituale romano alle consuetudini e necessità delle singole regioni» (n. 39). Sentiamo, infatti, di trovarci in una situazione in cui la stessa identità antropologica del Matrimonio e ancor più quella sacramentale hanno bisogno di essere sostenute da parole e segni che ne esplicitino il senso rispettivamente cristiano e teologico. Questo sollecita anche ad una particolare attenzione alla diversa situazione di fede degli sposi e dell’assemblea che partecipa alla celebrazione, in modo da favorire e, a volte, avviare, proprio a partire dal Matrimonio, un cammino verso una fede matura e consapevole da parte di quelle persone che desiderano sposarsi in Chiesa perché si dichiarano credenti, anche se riconoscono la necessità di progredire ulteriormente nella fede e nella vita cristiana. Tale attenzione giustifica le diverse modalità di celebrazione previste dai vari capitoli del Rito, come pure la ricchezza del Lezionario, esplicitata nella sua presentazione. Sento qui il dovere di ringraziare tutte le persone che hanno lavorato, con assiduità e competenza, in un percorso di elaborazione del testo che non è stato né breve né facile, fino alla sua definitiva approvazione. Attraverso le relazioni degli esperti, che ascolterete in questi giorni, potrete comprendere che si tratta di un libro liturgico che non si limita e non si esaurisce soltanto nella celebrazione, ma offre contenuti e percorsi sia per la preparazione al matrimonio sia per la riflessione mistagogica, che è oggi più che mai necessaria per dare solidità umana e spirituale alle giovani coppie di sposi, esposte al rischio della superficialità, della fragilità e purtroppo sempre più spesso del fallimento.Anche per questo trovo molto opportuno che la presentazione di questo libro liturgico non sia proposta solo dall’Ufficio liturgico della CEI, ma vi si trovino coinvolti in lodevole sinergia anche l’Ufficio catechistico, quello per la pastorale familiare e il Servizio per la pastorale giovanile. Appare sempre più necessario, infatti, che le diverse competenze di singoli uffici e servizi si pongano in vicendevole ascolto e collaborazione, per accompagnare le persone nel loro cammino di formazione cristiana, nelle varie fasi della loro vita, umana e cristiana. E possibile così che le persone e le famiglie si sentano accompagnate, con affettuosa sollecitudine, dall’intera comunità nella ricerca del disegno di Dio e nella fedeltà alla propria vocazione.Sono felice di vedere che questa assemblea è, in un certo modo, un’immagine della varietà dei carismi e dei ministeri della Chiesa: laici impegnati nel servizio pastorale, sposi, diaconi e presbiteri. Auspico che questo nuovo strumento pastorale, che oggi vi viene consegnato, possa costituire un motivo per continuare a lavorare insieme nelle vostre Chiese particolari, affinché il carisma e lo stile che caratterizzano il sacramento del Matrimonio e la vita della famiglia possano arricchire di una nuova capacità di accoglienza e di annuncio missionario ogni comunità cristiana.