» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
FIDEI CANORA CONFESSIO - La musica liturgica a 40 anni dalla Sacrosanctum Concilium - Atti del 5° convegno nazionale di musica per la liturgia
P a l e r m o , 2 0 - 2 3 o t t o b r e 2 0 0 3
Ufficio Liturgico Nazionale

Fidei canora confessio. Da questa citazione di S. Ambrogio (En In Ps, 1,9-12) ha preso ispirazione il Convegno tenutosi a Palermo dal 20 al 23 ottobre 2003. Il testo, con la sua formula così essenziale, è in grado di richiamare e fissare il senso di questo Convegno su «musica e liturgia» nel più ampio contesto dei precedenti Convegni annuali dei Direttori a partire da quello di Pescara del 1998.


1. La celebrazione è fidei... confessio. L’atto liturgico non può essere ridotto a momento puramente rappresentativo o applicativo di una fede costituitasi altrove, è piuttosto momento sorgivo della fede stessa. E questa la forza del rito. Di conseguenza, la cura per la qualità del celebrare e l’attenzione alla forma non costituiscono un ritorno al rubricismo, ma sono il modo concreto perché il mistero abbia la sua epifania. La forma non è perciò indifferente rispetto al contenuto, ma è il modo con cui esso si dona. Da qui l’importanza di una formazione che non sia solo pedagogia verso la celebrazione e tanto meno spiegazione della celebrazione, ma piuttosto invito a compiere con arte lo stesso atto liturgico. La formazione accade nell’esperienza celebrativa.


2. Fidei canora confessio. Il canto liturgico coinvolge nell’esperienza della fede non solo il pensiero, ma anche il gusto, l’affetto, la sensibilità. Permette cioè che tutto l’uomo sia coinvolto nell’atto di fede. Liturgia e musica realizzano il gareggiare insieme nell’atto di fede di certezza e dolcezza: si tratta di un intrigo pertinente.
Contro la tenaglia del logocentrismo, il rito non lascia la parola senza voce e suono, anzi spingendo la parola verso la forma sonora, custodisce la qualità non solo di sapienza, ma anche di potenza della parola stessa. Il canto, in un certo senso, salvaguarda la natura liturgica della parola.


3. Tra musica e liturgia, forse questo è il guadagno più significativo del Convegno, di cui in questo numero del Notiziario presentiamo gli Atti, esiste una relazione di connaturalità. Musica e liturgia, ormai non più musica “sacra”, si annodano in una relazione non di mezzo-fine, ma in quella forma dell’agire che consiste nel servizio al Signore (SC 30) e che rende possibile il ricevere se stessi da lui.
L’atto liturgico istituisce l’atto corporeo del cantare come atto sacramentale e impedisce che l’atto del cantare cada nel pericolo dell’arbitrarietà e della spettacolarità. L’atto musicale, con il suo carattere impressivo, istituendo la critica interna al modello rappresentativo e funzionale, impedisce che l’atto liturgico si riduca all’ideologico e al didascalico.