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Una pastorale della comunità per gli immigrati

Fondazione Migrantes

ù vicino, è di casa, è esperienziale, è alla portata delle singole chiese locali e dei singoli cristiani. Una realtà che è sotto gli occhi di tutti, ma che tuttavia può rimanere vaga, astrat
ta o nascosta se qualcuno non la evidenzia ed aiuta a trarne le conseguenze, come stanno facendo ad esempio quelle diocesi che mettono qualche luogo di culto a disposizione di queste chiese "sorelle" dell´est europeo.
Analogo discorso va fatto per il rapporto con i tanti immigrati non cristiani, in maggioranza islamici, per un confronto fraterno con i quali l´immigrazione diventa kairòs, segno dei tempi. Non è enfatico ripetere che per questa via è la missione stessa che viene a noi, proprio quella missione verso la quale le nostre Chiese di antica cristianità cercano una presenza da secoli e dove i nostri missionari spendono sudore e sangue. Questi stessi destinatari dell´annuncio del Vangelo ora sono tra di noi, come più volte sottolinea il Papa nella "Redemptoris missio", e provocano la missione evangelizzatrice delle nostre comunità cristiane. L´incoraggiante esperienza di questi anni ci dice che non è eccezionale l´occasione di un annuncio diretto e che fa dell´immigrazione una via alla fede. Rimane poi sempre aperta la via di quell´evangelizzazione che sta nella nostra testimonianza e nella disponibilità al dialogo interreligioso. Lo affermiamo con forza, questo vale per tutti i non cristiani, vale anche per quelli con i quali l´approccio culturale e religioso può presentare particolari difficoltà, ossia gli immigrati di fede islamica. Riteniamo che la tenace insistenza del magistero pontificio sulla necessità del confronto e del dialogo anche con i musulmani sia illuminante anche per la nostra Chiesa italiana. Queste ultime battute portano alla riflessione precedente: questo è un campo che deve avere una "priorità pastorale" ed entrare in tutte le pieghe della pastorale ordinaria. Essa pertanto viene ad accentuare, non già a sminuire la responsabilità e il campo di azione dei pastori delle nostre comunità italiane. Queste poi costituiscono l´altra faccia della pastorale migratoria, perché - come si diceva - la fraterna solidarietà ed accoglienza degli stran
ieri è valore evangelico fondamentale della vita cristiana. Si tratta di valori che al limite vengono apprezzati e accolti sul piano intellettuale, ma non nel confronto con la realtà quotidiana. C´è pertanto bisogno di una profonda opera di educazione, che partendo dalla conoscenza obiettiva e non reclamizzata del fenomeno, sappia scendere a quelle cause profonde della spinta migratoria che interpellano il nostro mondo del benessere non meno che il problema della cooperazione allo sviluppo e del condono del debito estero. Di fronte a questo ampio quadro prende singolare significato e importanza il tema "Gli immigrati interpellano la comunità cristiana" scelto per la settimana di aggiornamento di giugno prossimo dal COP (Centro Orientamento Pastorale), dove gli interlocutori diretti degli immigrati su questi tanto ardui quanto esaltanti problemi sono i responsabili della pastorale parrocchiale.