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Il giubileo dei migranti vissuto nelle diocesi

Fondazione Migrantes

di Bruno Mioli


Nell´intervista del 17 gennaio u.s. al Cardinale Martini un giornalista del Corriere della Sera cerca di strappare all´Arcivescovo di Milano un pronunciamento sul carattere "trionfalistico" del Giubileo appena concluso. Il Cardinale dice chiaro che non è di quell´idea ed accentua la sua tesi richiamando che c´è anche "una dimensione decentrata del Giubileo, con le celebrazioni parrocchiali, zonali e i pellegrinaggi alle chiese giubilari, che è stata molto intensa e partecipata, ma non ha avuto nessuna risonanza mediatica e perciò non è andata mai a rischio di trionfalismo". Questo è vero in particolare del Giubileo dei migranti celebrato, oltre che a Roma, in tante Chiese locali.
"Migranti-press", già dopo alcuni mesi dall´inizio dell´anno giubilare, aveva segnalato qualcuna di queste iniziative, ma come fatto di cronaca, senza darvi un particolare valore. Senonché i giubilei dei migranti a livello diocesano, interdiocesano e regionale andavano moltiplicandosi con notevole partecipazione, entusiasmo e originalità di impostazione. Così, ad esempio, fu un evento di eccezionale bellezza e devozione la salita degli immigrati genovesi alla Madonna della Guardia, santuario simbolo della città e altrettanto l´appuntamento delle cinque diocesi del cuneese nella medesima chiesa per fare assieme la celebrazione con la presenza del Vescovo delegato regionale per le migrazioni, Mons. Diego Bona di Saluzzo. Particolare menzione merita anche il giubileo della Diocesi di Catanzaro che in piena estate ha voluto portare ai piedi della Madonna delle Grazie a Torre di Ruggero gli italiani rimpatriati definitivamente dall´estero o rientrati per le ferie in fraterna mescolanza con gli immigrati stranieri: un programma che ha coperto l´intera giornata, dal pellegrinaggio penitenziale partito di buon mattino da punti diversi della diocesi fino alla tarda notte rallegrata da giochi e danze del più variopinto folklore. Questo schietto fraternizzare ha caratterizzato a Tr
ieste l´incontro degli immigrati, dei profughi e dei volontari che si dedicano al loro servizio in sette case di accoglienza e nel "Centro servizi immigrati" della Caritas diocesana, a S. Giusto, per "celebrare il giubileo dell´accoglienza" in una "rinnovata attenzione all´uomo in difficoltà, che cerca un pane da mangiare, una prossimità affettiva, una speranza per un futuro da costruire". Si va dunque al di là della celebrazione rituale, come appare chiaro nel caso di Trieste, dove l´incontro nella cattedrale è stato preparato da altri incontri di verifica della propria esperienza di servizio alla luce del Vangelo; una celebrazione dunque che è tappa e rilancio di un impegno che, mentre riconcilia con Dio, solidarizza con quei fratelli che sono i privilegiati destinatari dell´anno di grazia e di liberazione.
Nello stesso spirito si è celebrato il "Giubileo dell´immigrato" a Catania. "La messa giubilare, scrive il diacono F. Furnari, direttore diocesano della Migrantes, è stata preparata già mesi prima con incontri di alcune parrocchie di Catania frequentate da immigrati cattolici e con l´aiuto di un gruppo di seminaristi che avevano partecipato a Roma al corso estivo di pastorale migratoria. Dopo la messa nella basilica cattedrale, animata da queste etnie straniere e presieduta dall´Arcivescovo - si legge ancora nella relazione - "ci si è intrattenuti nel vicino locale della Casa dei Popoli per un momento di festa fra stranieri e italiani" e qualche giorno dopo "si è svolto, a completamento del Giubileo, un seminario di studio presso la Facoltà di Scienze della Formazione, dal titolo: Chiesa, volontariato a Catania e immigrati: esperienze, problemi e prospettive". Perché poi queste prospettive non rimanessero sulla carta si è pure promosso un corso di formazione per "operatori di pastorale della mobilità".
Potrebbe proseguire a lungo questa rassegna di celebrazioni segnate da gesti semplici ma molto significativi del significato autentico e profondo dell´evento
giubilare. Vogliamo concludere col Giubileo cui forse alludeva il Cardinale Martini nelle parole riportate all´inizio, quello regionale che ha raccolto al Santuario di N. S. del Fonte a Caravaggio gli immigrati di tutte le diocesi lombarde. Un elegante opuscolo, distribuito in antecedenza nelle varie comunità cattoliche straniere, ha facilitato la preparazione nella propria sede e poi lo svolgimento del pellegrinaggio giubilare, che si è protratto per tutto un pomeriggio. Gesti penitenziali, canti nelle varie lingue e una lenta processione verso il santuario, scandita da tappe di catechesi su temi biblici, particolarmente sulla vicenda "migratoria" di Abramo e dei discepoli di Emmaus. Il Cardinale Martini, col quale hanno concelebrato diversi vescovi e una trentina di cappellani "etnici", nell´omelia ha lasciato a tutti, italiani e immigrati, una consegna: "Superato il momento dell´emergenza, è giunto il momento dello scambio. Noi abbiamo bisogno dell´esempio della vostra fede, le parrocchie hanno bisogno della vostra collaborazione. Come cattolici, vogliamo proclamare la nostra fede comune, ricevendo l´arricchimento delle vostre tradizioni, tra le quali vedo qui presente davanti a noi la tradizione peruviana del Seņor de los Milagros. Vogliamo proclamare Dio Padre di tutti, la fratellanza in Gesù Cristo e che siamo figli di Maria. Vogliamo vivere apertamente come fratelli la nostra fede cristiana".
E ora interrompiamo questi spunti di cronaca per raccogliere qualche riflessione che vada al di là delle celebrazioni proiettandosi nel futuro. Si può dire che il fatto più emergente sia stato il ritrovarsi di questa particolare porzione del popolo di Dio attorno al Vescovo, a eloquente testimonianza che gli immigrati cattolici non costituiscono Chiesa, peggio ancora chiesuola, nella Chiesa, ma vengono ad arricchire "et merito et numero", ossia quantitativamente e qualitativamente, l´unica Chiesa di Dio; la scelta della cattedrale o di altro luogo, come il santuario,
espressione della tradizionale pietà popolare d´un determinato territorio, mette in evidenza questa effettiva cittadinanza degli immigrati nella Chiesa locale e conferma con l´evidenza del gesto concreto ed eloquente che "nella Chiesa nessuno è straniero e la Chiesa non è straniera a nessuno". Conferma inoltre l´incisivo logo biblico che ha contraddistinto l´ultima Giornata Nazionale dei migranti: "Non siete stranieri né ospiti, ma concittadini e familiari di Dio". Il fatto poi che molti italiani si siano mescolati agli stranieri dice che la via dell´integrazione armoniosa è percorribile speditamente, se si vuole, e che l´integrazione ecclesiale può essere emblema e stimolo all´integrazione anche sul piano civile.
Il Giubileo dei migranti nelle Chiese locali dice ancora, per riprendere l´autorevole affermazione sopra riportata, che "superato il momento dell´emergenza è giunto il momento dello scambio": gli immigrati non sono solo i poveracci che stendono la mano per ricevere, sono capaci - se debitamente sostenuti in quella prima fase - a stendere la mano per dare, sono portatori di ricchezza e di novità. C´è un forte bisogno di questo messaggio, per scongiurare l´imbarbarimento di cui - in fatto di rapporto con i migranti - rischia di cadere, o piuttosto di essere irresponsabilmente spinta, la società italiana.
Non vanno poi dimenticati altri gesti che fanno da contorno al Grande Giubileo celebratosi a Roma, per illuminarlo con altri fasci di luce che non abbiano la provvisoria lucentezza dell´iride d´un arcobaleno, ma proiettino molto lontano nel nuovo millennio con l´inventiva e l´audacia che infonde il "Redemptionis donum". Fanno parte di questa audace inventiva delle Chiese locali, nel contesto del Grande giubileo, il 3° Forum per l´Albania dal titolo "Oggi per l´Albania di domani", che ha visto una qualificata rappresentanza della Chiesa italiana, tra cui la Migrantes, fare visita alla Chiesa albanese per fare il punto e ridare slancio alla collaborazione
tra le due Chiese sorelle. Audacia e inventiva sono necessarie per proseguire nel riscatto delle donne straniere, grazie a una mobilitazione massiccia delle forze ecclesiali che nel 2000 si è tradotta in un memorabile simposio nazionale a Brescia, nella consegna di un memorandum ai Vescovi italiani sulla tratta delle donne straniere e sui programmi per il loro riscatto e nella riconsegna a sedici giovani nigeriane di un nuovo passaporto a sostituzione di quello che era stato loro sottratto da chi intendeva ridurle in stato di schiavitù.
La Migrantes ha fatto il possibile da parte sua per dare al Giubileo questo ampio respiro e questo ampio orizzonte che andasse al di là della chiusura della Porta Santa. Già all´inizio dell´anno giubilare aveva distribuito a decine di migliaia di copie il dépliant "Accoglienza agli stranieri nelle parrocchie: dieci proposte per l´anno 2000". Proposte molto concrete e che mantengono tutto il loro valore anche dopo l´anno duemila, anzi si spera che, se non proprio la lettera, almeno lo spirito di queste proposte entri negli "Orientamenti pastorali per il prossimo decennio" che la Chiesa italiana sta elaborando proprio in questi mesi.