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Assisi, 27 ottobre 1986

Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro

Assisi, 27 ottobre 1986: 62 capi religiosi rappresentanti le più grandi religioni del mondo si sono ritrovati nella città di San Francesco a pregare per la pace. Circa 200 invitati speciali, provenienti da tutto il mondo, li hanno accompagnati condividendone scopi e programmi. Trentamila persone sono accorse da ogni parte d´Italia per unirsi nella preghiera. Oltre un miliardo di persone hanno avuto la possibilità di seguire l´incontro per televisione, trasmesso in diretta da 36 paesi. Circa 800 giornalisti, corrispondenti di tutto il mondo, hanno diramato l´evento ai quattro angoli della terra.
Un evento semplice, proprio come lo stile francescano del luogo esigeva e nello stesso tempo austero. La giornata e stata scandita dalla preghiera, dal digiuno, dal pellegrinaggio: valori comuni a tutte le grandi religioni del mondo.
Si è iniziato a Santa Maria degli Angeli, con il saluto vicendevole. Si è proseguito in vari luoghi della città di Assisi, in cui ognuno ha pregato secondo la propria fede. Si è vissuto, nel pomeriggio, il momento d´insieme nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco. Un´agape fraterna ha concluso la giornata.
Avvenimento straordinario, perché nulla di simile era stato mai realizzato nella storia.



"Ciò che abbiamo fatto oggi ad Assisi, pregando e testimoniando a favore del nostro impegno per la pace, dobbiamo continuare a farlo ogni giorno della nostra vita. Ciò che infatti abbiamo fatto oggi è di vitale importanza per il mondo. Se il mondo deve continuare, e gli uomini e le donne devono sopravvivere su di esso, il mondo non può fare a meno della preghiera.
Questa è la lezione permanente di Assisi: è la lezione di San Francesco che ha incarnato un ideale attraente per noi; è la lezione di Santa Chiara, la sua prima seguace. E un ideale fatto di mitezza, umiltà, si senso profondo di Dio e di impegno nel servire tutti. San Francesco era un uomo di pace. Ricordiamo che egli abbandonò la carriera militare che aveva seguito per
un certo tempo in gioventù, e scoprì il valore della povertà, il valore della vita semplice ed austera, nell´imitazione di Gesù Cristo, che egli intendeva servire. Santa Chiara fu per eccellenza la donna della preghiera. La sua unione con Dio nella preghiera sosteneva Francesco e i suoi seguaci, come ci sostiene oggi.
Francesco e Chiara sono esempi di pace: con Dio, con se stessi, con tutti gli uomini e le donne in questo mondo. Possano quest´uomo santo e questa santa donna ispirare tutti gli uomini e le donne di oggi ad avere la stessa forza di carattere ed amore per Dio e per i fratelli, per continuare sul sentiero sul quale dobbiamo camminare assieme.
Mossi dall´esempio di San Francesco e di Santa Chiara, veri discepoli di Cristo, e convinti dall´esperienza di questo Giorno che abbiamo vissuto insieme, noi ci impegniamo a riesaminare le nostre coscienze, ad ascoltare più fedelmente la loro voce, a purificare i nostri spiriti dal pregiudizio, dall´odio, dall´inimicizia, dalla gelosia e dall´invidia. Cercheremo di essere operatori di pace nel pensiero e nell´azione, con la mente e col cuore rivolti all´unità della famiglia umana".


(Giovanni Paolo II, Alla conclusione dell´incontro di Assisi, 27 ottobre 1986)



"Mentre siamo qui riuniti, persone provenienti da numerose nazioni in rappresentanza di molte religioni del mondo, come possiamo non ricordare l´incontro di Assisi tenutosi tredici anni fa per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace? Da allora, lo "spirito di Assisi" è stato mantenuto vivo attraverso varie iniziative nelle diverse parti del mondo. Ieri, quelli di voi che hanno partecipano all´Assemblea Interreligiosa si sono recati ad Assisi, proprio nell´anniversario di quel memorabile incontro del 1986. Siete andati ad affermare ancora una volta lo spirito di tale incontro e a trarre nuova ispirazione dalla figura del Poverello d´Assisi, l´umile e gioioso san Francesco.
Permettetemi di ripetere quanto ho già affermato alla fine di quella
giornata di digiuno e di preghiera: "Il fatto stesso che siamo venuti ad Assisi da varie parti del mondo è in se stesso un segno di questo sentiero comune che l´umanità è chiamata a percorrere. Sia che impariamo a camminare assieme in pace ed armonia, sia che ci estraniamo a questa vicenda e roviniamo noi stessi e gli altri.
Speriamo che questo pellegrinaggio ad Assisi ci abbia insegnato di nuovo ad essere coscienti della comune origine e del comune destino dell´umanità. Cerchiamo di vedere in esso un´anticipazione di
ciò che Dio vorrebbe che fosse lo sviluppo storico dell´umanità: un viaggio fraterno nel quale ci accompagniamo gli uni gli altri verso la meta trascendente che egli stabilisce per noi" (Discorso in
conclusione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace, Assisi, 27 ottobre 1986, n. 5)".


(Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla Cerimonia conclusiva
dell´Assemblea Interreligiosa, 28 ottobre 1999)


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LA PREGHIERA COMUNE DEI CRISTIANI


Il libretto preparato per la storica giornata di Assisi (27 ottobre 1986) portava il titolo inglese: "In preghiera per la pace". Nella prima pagina, all´interno, portava una specificazione con un titolo più ampliato: "Giornata mondiale di preghiera per la pace con rappresentanze delle Chiese e Comunità ecclesiali e delle Religioni mondiali su invito del Papa Giovanni Paolo II ".
Ad Assisi si è vissuta una giornata straordinaria. Tutti erano attirati da due poli: il senso della dipendenza di tutti da Dio e l´esigenza della pace come espressione della fraternità dell´umanità creata da Dio. Rappresentanti di tutte le religioni si trovavano in questa prospettiva.
La divisione dell´umanità tuttavia era presente anche in quella preghiera di tutti per la pace. Non è infatti possibile una preghiera comune fra i rappresentanti delle varie religioni. Ad Assisi hanno pregato per la pace i cristiani (cattolici, ortodossi, anglicani, protestanti), gli ebrei, i credenti delle religioni no
n cristiane (musulmani, induisti, buddisti, scintoisti, sikh, membri delle religioni tradizionaliste africane e americane indiane, zoroastriani).


- Preghiera per la pace distinta per luogo e per tempo
L´atmosfera generale di intensa preghiera e una visione esterna dell´avvenimento potevano creare impressioni erronee. Come se tutti avessero partecipato a una preghiera comune con conseguente rischio di un negativo minimalismo o di un confuso sincretismo. In realtà all´interno di un avvenimento che ha coinvolto tutti (cristiani e non cristiani), le relazioni fra i vari gruppi religiosi sono state improntate a spirito di corretta lealtà e di sicuro rispetto delle rispettive posizioni teologiche e disciplinari.
Tutti hanno pregato per il dono della pace, ma ciascun gruppo religioso lo ha fatto secondo le proprie tradizione e in modo distinto l´uno dall´altro per luogo o per tempo. Nella mattinata ciascun gruppo ha pregato in un luogo diverso della città. Ci sono stati così 12 luoghi (chiese o sale) per pregare. Solo gli ebrei hanno scelto di radunarsi all´aperto, in una piazzetta.
I rappresentanti cristiani delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali si riunirono per pregare insieme nella cattedrale di S. Rufino. I cristiani hanno fatto una preghiera comune. Nel discorso introduttivo il Santo Padre Giovanni Paolo II ha spiegato il senso di questo "trovarsi tutti insieme" dei cristiani "nello stesso luogo": "Come cristiani siamo in grado di riunirci in questa occasione nella potenza dello Spirito Santo, il quale introduce i seguaci di Gesù Cristo sempre più pienamente in quella partecipazione alla vita del Padre e del Figlio, che è la comunione della Chiesa. La Chiesa stessa è chiamata a essere il segno efficace e lo strumento di riconciliazione e di pace per la famiglia umana. Malgrado le serie questioni che ancora ci dividono, il nostro presente grado di unità in Cristo è nondimeno un segno per il mondo che Gesù Cristo è veramente il Principe della pace. Attra
verso le iniziative ecumeniche Dio ci sta aprendo nuove possibilità di comprensione e di riconciliazione, così che noi possiamo essere migliori strumenti della sua pace. Ciò che facciamo qui oggi non sarebbe completo, se noi ce ne andassimo senza una più profonda risoluzione di impegnarci a continuare la ricerca di una piena unità, e a superare le serie divisioni che ancora permangono. Questa risoluzione ci coinvolge sia come individui che come comunità".
Nel primo pomeriggio i diversi gruppi per vie convergenti si avviarono processionalmente verso uno stesso punto: la piazza inferiore accanto alla basilica di S. Francesco. Lo scopo era di "trovarsi insieme per pregare". Qui i credenti erano "tutti insieme" e nello "stesso luogo". Ma anche qui in modo distinto. I vari gruppi religiosi, uno dopo l´altro e alla presenza di tutti, pregarono nel proprio modo per la pace. La preghiera di ciascun gruppo era scandita da una pausa di silenzio che distingueva i vari gruppi e le diverse preghiere.
Tutti i cristiani però pregarono insieme. Dopo una introduzione è stato proclamato il Vangelo delle Beatitudini (Lc. 6, 20-31), si è pregato con una serie di intercessioni seguite dalla recita del Padre Nostro. Si è concluso con il dichiarato impegno di servire la causa della pace. La preghiera dei cristiani ad Assisi è stata pertanto una preghiera comune davanti ai credenti delle grandi religioni mondiali.
La preghiera comune è fondata su una base di fede comune e quindi pienamente partecipata da coloro che vi si associavano. Era una preghiera fondata sul comune battesimo con tutte le conseguenze che il battesimo comporta, almeno in due direzioni. Da una parte, il battesimo esprime la fede che unisce i cristiani in una solidarietà fondamentale, che permane nonostante le divisioni persistenti e consistenti. Infatti, "il battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell´unità che vige fra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati" (U.R., 22).
Dall´altra parte
, il battesimo esprime una ulteriore esigenza: "il battesimo di per sé è soltanto inizio ed esordio, poiché tende interamente all´acquisto della pienezza della vita in Cristo. Pertanto il battesimo è ordinato all´integra professione della fede, all´integrale incorporazione nell´istituzione della salvezza, come lo stesso Cristo ha voluto e, infine, alla piena inserzione nella comunione eucaristica" (ibidem). La preghiera comune dei cristiani è quindi fondata sull´unico battesimo, da cui riceve una interiore tensione verso la pienezza e di conseguenza esige l´eliminazione delle divergenze per una soluzione nell´unità.
L´immediata prossimità, ad Assisi, di altri credenti, ma non battezzati, metteva in maggiore evidenza il vincolo battesimale dei cristiani. Faceva anche sorgere più evidente la contraddizione fra le esigenze del sacramento di unità che è il battesimo e la situazione di battezzati divisi in diverse Chiese e Comunioni cristiane. Poteva così emergere più urgente la spinta verso la piena comunione proveniente dalla vocazione battesimale. La preghiera comune di cristiani alla ricerca della piena unità non è mai una forma consolatoria ed acquietante. E sempre, in qualche modo, inquietante. Quella di Assisi è stata anche avvincente.


- Preghiera dei cristiani non in opposizione ad altri
La preghiera comune dei cristiani, esplicitamente distinta dalla preghiera dei singoli altri gruppi religiosi, non era d´altronde in alcun modo in opposizione agli altri. Avveniva alla loro presenza, chiedeva lo stesso bene che domandavano gli altri credenti, la pace per tutti, per l´umanità intera. I vari delegati provenivano da orizzonti diversi, da situazioni concrete, con tradizioni culturali e religiose molto differenti, da situazioni politiche contrastanti.
L´eterogenea assemblea nell´articolazione della preghiera dei singoli gruppi religiosi, ritrovava un sentimento e un destino più profondo: quello di creature di Dio chiamate alla ricomposizione dell´unità dell
´intera umanità. In questo contesto spirituale la preghiera comune dei cristiani, non solo non poteva essere in opposizione agli altri gruppi, ma esprimeva anche come la piena unità da ristabilire fra i cristiani non intende essere contro nessuno, ma al servizio di tutti.
La preghiera dei cristiani ad Assisi assumeva la dimensione di una semplice ma forte testimonianza comune, aperta agli altri.


ELEUTERIO F. FORTINO