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Disabilità, Associazioni
Documento del MAC
Area della disabilità visiva
P. Damiano Lanzone



Ufficio Catechistico Nazionale - disabilità


AREA DELLA DISABILITA’ VISIVA
a cura di P. Damiano Lanzone


E’ considerato non vedente chi è in possesso di un residuo visivo inferiore a 1/10; ma all’interno di tale area sono notevoli le differenze che intercorrono tra i non vedenti assoluti e gli ipovedenti e, ancora, tra i non vedenti dalla nascita e coloro che hanno perso la vista durante la vita.
In generale, l’educazione di persone con minorazione visiva tende al raggiungimento dell’autonomia nella vita quotidiana, di un buon orientamento immaginativo motorio mediante la conoscenza della realtà circostante. Si comprende come, alla base di tutto, sia necessario aiutare la persona non vedente ad accettare la propria condizione fisica che prevede difficoltà di varia natura. La pigrizia, a cui il bambino non vedente è tendenzialmente portato, va smossa con appropriate e continue stimolazioni che permettano la ricerca di un ruolo attivo nella famiglia, nella scuola, nella società e nella chiesa. Spesso è facile trovare nella persona affetta da minorazione visiva l’atteggiamento egocentrico di chi è convinto che può e deve solo ricevere, mentre è in grado di donare e di donarsi perchè ricco di valori e di capacità potenziali che vanno sviluppate con metodologie specifiche.
Il maggiore isolamento causato dalla cecità può favorire ripiegamenti su se stessi, il disinteresse per il mondo esterno, una forte concentrazione su ciò che gratifica, un eccessivo verbalismo che non sempre trova corrispondenza nella conoscenza e nella rappresentazione della realtà. E’ indispensabile, quindi, un clima educativo che invita all’apertura agli altri, all’esperienza diretta e che, nella presentazione dei propri contenuti, sia il più concreto possibile.
Nella catechesi, dopo aver fatto conoscere ambiente e persone che circondano il soggetto non vedente per togliere motivi di paura, di insicurezza, ecc., si può procedere come per qualunque altra persona normodotata. Sarà cura del catechista usare un linguaggio semplice, legato
all’esperienza. Egli dovrà sempre cercare di coinvolgere personalmente chi non vede, utilizzando sussidi accessibili come audiocassette e testi scritti con il metodo Braille. Utili le drammatizzazioni, il canto, la partecipazione viva alla liturgia. Sono da evitare, invece, videocassette e linguaggi gestuali non accompagnati da spiegazioni verbali.
Ciascuno però può presentare bisogni ed esigenze diverse, che dovranno essere comprese e accolte dall’educatore o catechista per dare risposte adeguate, affinchè la persona non vedente possa crescere nella conoscenza di Dio, maturi effettivamente e sia messo in grado di trovare il proprio posto nella società con responsabilità e sereno impegno.