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Introduzione al Convegno


Ufficio Catechistico Nazionale - di Mons. Chiarinelli, sul XXXII Convegno UCD (Collevalenza, Giugno 1997)







Introduzione al Convegno



S. Ecc. Mons. LORENZO CHIARINELLI
Vescovo di Aversa
Presidente Commissione Episcopale Dottrina della Fede e Catechesi
della Conferenza Episcopale Italiana




Il Convegno Nazionale dei Direttori degli Uffici Catechistici è giunto alla sua 32a edizione. Un cammino lungo; una strada percorsa con generosità e passione; un tracciato che ha consentito alle Chiese che sono in Italia di “camminare” entro l’orizzonte del Concilio Vaticano II e lungo le coordinate dell’oggi ecclesiale e civile del Paese.
Introducendo i lavori di questo Convegno sento, con tutti voi, di dover allargare l’animo alla riconoscenza, alla fiducia e ad ulteriore impegno: siamo ad un punto d’arrivo, che è anche punto di non ritorno; ma siamo anche ad un punto di partenza, chiamato ad esprimere “continuità” e “creatività” come sempre si addice all’azione pastorale.
Senza, pertanto, affrontare il compito di una “rivisitazione” del cammino e lasciando alle apposite relazioni la “tematizzazione” del Convegno, mi pare utile limitarmi ad alcune indicazioni di quadro e a qualche semplice suggestione generale.


1. Centralità della catechesi


Sollecitando il cammino verso il 2000, Giovanni Paolo II ha auspicato (TMA, n. 42) come primo passo “il momento favorevole per la riscoperta della catechesi nel suo significato e valore originario di «insegnamento degli Apostoli» (At 2,42)”.
A nessuno sfugge quando sia viva e si allarghi sempre di più - anche se in forme e modalità variegate, discutibili, anche distorte - la interrogazione sulla fede: “Credere e non Credere” (Zavoli), “Credere di credere” (Vattimo), “In che cosa crede chi non crede” (Martini-Eco), “Trinità per atei” (Forte). La domanda non può essere elusa. E, in Evangelizzazione e testimonianza della carità (n. 7), abbiamo scritto che “l’educazione alla fede è una necessità generale e permanente”.
La Chiesa italiana, proprio in quest’anno 1997, ha portato a compimento la redazione dei catechismo:
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tto volumi, o
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re il Documento Base, articolati nelle tre fasce dell’iniziazione cristiana dei bambini, fanciulli e ragazzi, dell’area giovanile, degli adulti.
E il progetto catechistico della CEI con un organico Catechismo per la vita cristiana. E uno strumento prezioso che l’Episcopato consegna alle comunità per educare alla fede.
Il documento del dopo-Palermo (CEI, Con il dono della carità dentro la storia) assume in pieno questo progetto e con forza lo ripropone a tutti: “Chiediamo - scrivono i Vescovi - alle diocesi e alle parrocchie di privilegiare le scelte più idonee a sollecitare la graduale trasformazione della pratica religiosa e devozionale di molti in adesione personale e vissuta al Vangelo. Finalizzino tutta la pastorale all’obiettivo prospettato dal nostro progetto catechistico: «Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come lui, a guidare la vita come lui, a scegliere e ad amare come lui, a sperare come insegna lui, a vivere in lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede»” (n. 13).
E, su tale linea, si aggiunge: “Gli itinerari formativi devono prevedere specifici momenti catechistici, in cui sono da utilizzare i testi del catechismo della CEI per la vita cristiana, destinati a sostenere l’educazione alla fede nelle diverse età” (n. 16).
Ma questo “progetto” deve essere “riconsiderato”: sia per coglierne la organicità propositiva, sia per una appropriazione corale della comunità, sia per l’adeguata formazione dei catechisti come pure - ed è realtà nuova e provocatoria - in ordine ai destinatari e al contesto socio-culturale.








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