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Gli Orientamenti pastorali della CEI nel primo decennio del 2000


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/01


di Giuseppe BetoriGli "orientamenti pastorali" dei vescovi italiani vanno compresi allŽinterno di un contesto, che si articola su più versanti. Anzitutto a livello ecclesiale, dove i fattori più evidenti sono: la permanente incidenza del Concilio Vaticano II, evento che continua a mantenere "in movimento" tutto il mondo ecclesiale; il cammino trentennale della Chiesa in Italia, la cui identità è cresciuta con i piani pastorali legati dal tema dellŽevangelizzazione; lŽevento giubilare, con il sapiente intreccio di eventi ordinari e straordinari e soprattutto lŽinvito ad un ritorno ai "fondamenti" della fede. Dal punto di vista culturale, abbiamo anzitutto una nuova percezione del tempo, caratterizzata dallŽappiattimento sul presente. EŽ uno dei problemi più gravi per lŽannuncio del vangelo: non può esistere infatti fede cristiana se non nutrita di memoria, kairòs e speranza. Un secondo scenario è costituito dal mutamento epocale che interessa la comunicazione, dove occorre far fronte alla esasperazione dei messaggi e alla novità dei linguaggi. Ancora, decisiva è la crescita della multiculturalità, cui si connette il problema dellŽidentità, che per un cristiano non è risolvibile né annulando la specificità, né ritagliando un proprio spazio accanto agli altri: bisogna mettere insieme dialogo e annuncio, perché lŽidentità non diventi intolleranza e lŽaccoglienza non diventi insignificanza. Un quarto scenario è quello del rapporto che abbiamo con il nostro corpo e il mondo naturale: i confini del naturale e dellŽartificiale si spostano in virtù delle biotecnologie e la modificazione del mondo diventa spesso distruzione; anche in questo campo cŽè uno specifico cristiano che dobbiamo salvaguardare, ed è la dimensione personale, il concetto stesso di persona. Il contesto sociale, a sua volta, porta a percepire la Chiesa più come un soggetto sociale di riferimento (portatore di valori, di interessi…) che come una realtà di carattere religioso e salvifico. CŽè una distanza sempre più ampia tra il progetto cristianamente ispirato di mondo, di uomo, di società e il costume prevalente e la stessa legislazione. Si va accentuando anche la polemica antireligiosa e specificamente anticattolica, con lŽinvito a confinare la sfera religiosa a realtà puramente privata.AllŽinterno di questo variegato e complesso contesto, gli orientamenti pastorali si collocano con alcune scelte precise.La prima scelta è di presentarsi come una lettura della Novo millennio ineunte e sua concretizzazione per il contesto nazionale. La condivisione della NMI sta soprattutto in rapporto ai due principi che ne costituiscono lŽasse portante: la precedenza allŽessere sul fare, per cui si fa in quanto si è; la caratterizzazione della dinamica ecclesiale in senso comunionale e missionario. Una seconda scelta è quella di non dimenticare Palermo, cioè le opzioni del Convegno ecclesiale riguardo allŽessenzialità (espressa nei termini della spiritualità cristiana, come ricerca di unità di vita) e allŽ"estroversione" pastorale ("non è più il tempo della conservazione, ma della missione"). A questi due ancoraggi, si aggiunge una terza scelta di continuità: porsi nella prospettiva del progetto culturale, inteso come modo di essere della Chiesa in Italia in questo tempo, nella consapevolezza che la crisi del cattolicesimo nel nostro paese è riconducibile essenzialmente alla frattura tra fede e cultura. LŽinculturazione della fede e lŽevangelizzazione delle culture restano due indicazioni di fondo in cui dovranno essere modulati gli stessi orientamenti pastorali. La quarta scelta fondamentale è la "concentrazione cristologica" degli orientamenti: il soggetto - il soggetto della vita cristiana, il soggetto della Chiesa e quindi della sua azione - è Cristo, è il Vangelo che è Cristo. "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" non significa comunicare una dottrina, un testo, ma Cristo, la Parola fatta carne, storia.Tra le scelte caratterizzanti vi è anche la forma del documento. Siamo di fronte ad un "orizzonte" più che ad un insieme di linee programmatiche o ad un elenco di cose da fare. Prevale lŽidea che le cose da fare non si possono stabilire allŽinizio del decennio, pregiudicando il cammino futuro; né si possono stabilire dal centro per realtà così diversificate come sono le diocesi italiane. La novità di forma tocca poi lŽarticolazione del documento, composto di due parti: la prima è una specie di catechesi e meditazione su Cristo, quasi un itinerario per fare "innamorare" di Lui (potrebbe impegnare per un anno intero le nostre comunità). Più usuale è invece la seconda parte, che unisce lŽanalisi e la proposta in ordine alla pastorale.Il testo si apre con unŽintroduzione che enuncia la finalità della comunicazione della fede: annunciare la gioia e la speranza ad ogni uomo. Il progetto è tutto centrato su 1 Gv 1,1-4 che illustra come lŽitinerario della vita di fede si svolga secondo un tracciato definito: ascolto, esperienza-contemplazione e testimonianza-condivisione.Il primo capitolo articola la contemplazione-catechesi di Cristo in quattro tempi. Cristo è anzitutto lŽinviato del Padre per la salvezza dellŽumanità; colui che è stato in mezzo a noi, vivendo con noi una vita di assoluta condivisione della situazione umana; egli è però anche il Risorto, colui che è ritornato al Padre; infine, è colui che verrà alla fine della vita e della storia, come giudizio che ne svela il senso. La logica che presiede questo invio di Cristo è quella della umiliazione e dellŽinnalzamento ed è la stessa logica che dovrà assumere la missione della Chiesa: dalla condivisione alla speranza.Il secondo capitolo, riaffermando la necessità della comunicazione del vangelo con lo stile di Gesù, indica due attenzioni previe: lŽascolto della cultura e lŽaffermazione della trascendenza del Vangelo. Si apre così lo scenario sulle tendenze culturali emergenti nel nostro tempo, che vengono colte nelle loro potenzialità e limiti. In questo contesto si pone il compito di innalzare la qualità formativa dellŽofferta delle nostre comunità, per dare efficacia alla comunicazione del Vangelo; questo vale su due livelli: quello della comunità dei praticanti che si riunisce ogni domenica intorno allŽEucaristia e vive le dinamiche della comunità ecclesiale; quello dei tanti battezzati non praticanti, che attendono un risveglio della fede e delle persone non battezzate da introdurre alla fede. Per la comunità che si raccoglie intorno allŽEucaristia si chiede un più pieno recupero del giorno del Signore, della parrocchia, della liturgia, della pratica della lectio divina, di una formazione a una fede "pensata", del ruolo dei presbiteri come guide della comunità e delle aggregazioni laicali come luoghi formativi, avendo due priorità: giovani e famiglia.Lo sguardo si allarga poi a tutti i battezzati, con attenzione allŽecumenismo, ma soprattutto ai tanti "cristiani della soglia", a quanti si accostano alla Chiesa solo in particolari occasioni della vita, bisognosi di ascolto e accoglienza, di un "ricominciamento", di itinerari di iniziazione, non escludendo lŽesplicita proposta di fede ai non credenti e il catecumenato per loro; lŽaccoglienza si apre a forme di dialogo culturale e di collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, si fa animazione della vita sociale, si fa esperienza di prossimità ad ogni persona nella povertà e nella marginalità.La conclusione riprende il tema della comunione, cioè la convinzione che la Chiesa solo se si fa "casa e scuola di comunione" può diventare missionaria come Gesù. Ritengo che il futuro del documento si giochi su alcuni snodi principali.Occorre assumere sul serio lŽinvito alla contemplazione di Cristo. Non è un invito per anime privilegiate, per chi intende percorrere sentieri di alta spiritualità. Solo se facciamo sintesi su Cristo, riusciamo a fare sintesi di Dio, dellŽuomo e della Chiesa. Sulla contemplazione di Cristo si gioca molto del futuro delle nostre comunità. Su questa strada incontriamo la grande tradizione della santità, in occidente e in oriente.Accanto alla dinamica della contemplazione, gli orientamenti pongono quella della missione. Il cammino della missione parte però dallŽEucaristia, dalla comunità che si riunisce attorno alla mensa della Parola e del Pane. Non si tratta di fare semplicemente delle liturgie più significative, ma di dare piena espressione alla identità stessa del fatto eucaristico, assumendo questa dinamica di progressivo allargamento del cuore della Chiesa verso tutti, credenti e non credenti, questi ultimi come privilegiati.Il cammino della missione deve però partire da una più piena consapevolezza del tempo. I paragrafi dedicati dal documento alla comprensione della condizione culturale non possono essere considerati esaustivi. Il discernimento che occorre fare è necessariamente unŽoperazione "in progress". Una quarta chiave di lettura è data dal binomio formazione e missionarietà. Gran parte dei paragrafi del testo sono orientati ad offrire indicazioni in ordine alla formazione; questa insistenza si fonda sul fatto che, se la formazione è autentica, porta per se stessa alla missionarietà. Un obiettivo importante di questi orientamenti, come si è già sottolineato, è proprio far cogliere come un serio lavoro sul nostro essere produce per se stesso un nuovo fare.Ma un altro aspetto della formazione proposta dagli orientamenti va rilevato: il cammino della vita cristiana è ascolto, esperienza e testimonianza (1 Gv 1,1-4). Non si tratta dunque di una formazione puramente intellettuale. Tutto nasce dallŽascolto, che genera una esperienza di comunione, a sua volta per se stessa aperta alla comunicazione. Tutti e tre questi momenti vanno percepiti come formativi.Due campi concreti di azione vengono proposti allŽoperatività pastorale: la famiglia e i giovani. LŽindividuazione di queste due specifiche attenzioni è legata alla percezione che oggi in gioco è soprattutto la trasmissione della fede tra le generazioni. Giovani e famiglia vengono pertanto proposti come luoghi del passaggio generazionale e quindi anche della trasmissione della fede.