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Dio ascolterà la voce di queste comunità


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/01


-DIO ASCOLTERÀ LA VOCE DI QUESTE COMUNITÀLe missioni italiane in Francia sono alla ricerca di nuove soluzioni pastorali e avanzano"nuovi bisogni" per la Chiesa italiana. La Chiesa francese, proprio in questi mesi,offre un contributo di riflessione teologico-pastorale per un supplemento di speranzadi Orfeo FerrareseNell´andare al di là delle paure che possono insorgere nel momento difficile che attraversano le Missioni Cattoliche Italiane in Francia, nel tentativo di ricercare speranza per l´avvenire, ci siamo sforzati di mettere in risalto quei segni positivi, quelle nuove attese delle comunità, quei contributi di riflessione della Chiesa di Francia, che la Chiesa d´Italia non dovrà certo disattendere…Ci pare che - a livello europeo - l´emigrazione italiana sia entrata in una fase più esigente e quindi più ricca: saprà trovare una risposta adeguata dalle Chiese di accoglienza e da quella italiana?Aspetti sociali: già da qualche anno, parlando delle comunità italiane in Francia, si mettono in evidenza alcune trasformazioni tipiche di una immigrazione di vecchia data: diminuzione numerica (ultimo censimento francese - 1999: 381.000 di nazionalità italiana o diventati francesi1), ma in aumento le doppie nazionalità (circa 170.000) e gli oriundi (difficili da calcolare, forse intorno al milione); inserimento sociale avanzato, sebbene sussistano segnali contraddittori: presenza attiva nel mondo del lavoro, del tempo libero…, ma assenza quasi totale nell´associazionismo locale e nella politica (vedasi, salvo qualche lodevole eccezione, in occasione delle elezioni municipali francesi della scorsa primavera); desiderio di scoperta delle proprie origini, da parte delle nuove generazioni, col mantenere vive alcune tradizioni tipiche di regioni italiane e col moltiplicarsi di associazioni a carattere regionale e provinciale. A questo desiderio di scoperta delle origini vengono spesso associati amici e associazioni francesi.Aspetti religiosi: in questa situazione delle comunità, dai contorni non sempre ben definiti, si inserisce l´accompagnamento pastorale che subisce anch´esso, da alcuni anni, trasformazioni importanti:- Anzitutto un calo sensibile di operatori pastorali provenienti dall´Italia, sacerdoti, religiosi e religiose. Negli ultimi 10 anni sono partiti 14 sacerdoti e ne sono arrivati 3; le religiose da 21 sono passate a 11 con un conseguente riassetto delle Missioni Cattoliche: accorpamenti, agganci a parrocchie territoriali, ecc. (mai chiusure di Missioni, fin dove è possibile, poiché la chiusura comporta un impoverimento per la Chiesa).- Una spinta a trovare soluzioni sul posto (ne parleremo anche più avanti): équipes di laici con mandato del vescovo per dirigere comunità, religiose (le poche che restano…) responsabili di comunità, sacerdoti di origine italiana che accettano di accompagnare la Missione, sacerdoti locali francesi - spesso gli stessi delegati diocesani - che diventano "preti accompagnatori" delle comunità ("accompagnatori" di consigli pastorali o di équipes di laici).- Il passaggio da una animazione pastorale definita per la sola comunità italiana, a una pastorale ricercata collettivamente per l´insieme delle comunità di diversa madrelingua, presenti sul territorio diocesano.- Tentativi, per ora ancora timidi, di aprire le comunità a scambi fra Chiesa di Francia e Chiesa Italiana o con altre Chiese d´Europa.E vero che tante cose stanno per cambiare. Ma le comunità restano… e il loro cammino deve proseguire, nel rispetto della loro storia e della loro identità.Tenuto conto della loro situazione attuale in campo sociale e religioso, l´animazione pastorale sente l´emergenza delle seguenti nuove prospettive rispetto al passato. Ecco una lista, che non vuole certo essere esaustiva, di questi "nuovi bisogni":a) di carattere pastorale- Una accentuata attenzione ai "lontani", ossia a coloro che, nell´intento di una integrazione sociale, si sono allontanati da una adeguata integrazione religiosa ed ecclesiale, sia rinchiudendosi nel proprio gruppo di appartenenza, sia dimenticando spesso il bagaglio delle proprie origini.- Un inserimento equilibrato delle comunità nelle "nuove unità pastorali" (o "parrocchie nuove", come vengono dette indebitamente in francese).- Una partecipazione attiva nella riflessione e nelle proposte della Pastorale diocesana dei Migranti. Come diceva un delegato diocesano rivolgendosi alla comunità italiana di una città del Rodano Alpi: "Se voi non partecipate ai momenti importanti proposti della diocesi, non avete più ragione di esistere!".b) di carattere formativo- Formazione per la crescita della comunità stessa: liturgia, sacramenti, gruppi di riflessione per giovani e adulti…;- Per saper leggere i problemi della società di oggi alla luce del Vangelo e per rispondere alle aspirazioni degli uomini di oggi;- Più specificamente, una formazione teologica e pastorale per laici chiamati ad animare e a dirigere le stesse comunità.c) di carattere educativo- Come contribuire alla crescita del "vivere insieme" nei quartieri delle grandi città, favorendo fra i giovani nuove relazioni, improntate al rispetto dei valori civici? (in unione con le associazioni italiane?).d) di solidarietà- Di fronte all´arrivo di nuovi immigrati (dall´Africa, dal Medio Oriente…) non siamo forse chiamati ad un impegno maggiore per la difesa dei loro diritti fondamentali?In questi ultimi anni abbiamo visto la Chiesa di Francia impegnata a fondo nell´accoglienza concreta e nella difesa dei "sans-papiers"… Qual è stato il contributo delle comunità e delle associazioni italiane?- Nello scoprire la realtà, anche se ancora ridotta, di nuove forme di stagionalato dall´Italia verso la Francia: "stagionali della neve" verso le stazioni invernali, "stagionali della ristorazione" nel periodo estivo sulla Costa Azzurra, "stagionali dei fiori" per la fabbricazione dei profumi a Grasse, Cannes e Nizza, "operai e tecnici" inviati dalle loro imprese italiane per un periodo ridotto(da alcuni mesi a 3 anni). Questa realtà è oggetto di grande attenzione della Chiesa di Francia ed è occasione di incontri a livello europeo, almeno da una quindicina d´anni.e) Bisogni di nuovi legami culturali ed ecclesiali con l´Italia e l´EuropaSi è sempre detto che gli emigranti sono stati i primi costruttori dell´Europa… Questo ruolo non deve venir meno ora che l´Europa sta formandosi nei diversi ambiti: economico, politico, sociale, ecc. Ci chiediamo: qual è l´apporto specifico dei migranti italiani? Uno è certamente quello di permettere una conoscenza e uno scambio fra Chiese, le quali hanno tutto da guadagnare da questa reciproca conoscenza, per abbattere ancora i muri che le separano e creare una maggiore comunione.Proprio perché la situazione è più complessa degli anni passati, proprio perché c´è il rischio di perdere la propria identità, proprio perché l´Italia e la Chiesa italiana sono spesso chiamate in causa da questi "nuovi bisogni", è necessaria la presenza di animatori e responsabili di comunità che siano "ponte" fra una cultura e l´altra, una Chiesa e l´altra. Preti e religiose dunque con una funzione suppletiva diversa - essere ponte - in Francia da quella in Italia, anche se ora l´immigrazione in Italia sta ponendo gli stessi interrogativi e chiedendo le stesse aperture e soprattutto un dialogo sereno e maturo con i laici.Certo, le scelte che nel frattempo abbiamo fatte (équipes di laici, "preti accompagnatori", religiose responsabili di comunità…) le abbiamo fatte perché durino. Ma… fino a quando? Le persone invecchiano e la Chiesa di Francia non abbonda di sacerdoti e religiose che assumano il ruolo da noi desiderato.Parlare di speranza per l´avvenire non è per noi un pio desiderio, ma la certezza che Dio ascolterà la voce di queste comunità che attendono e che stanno sopportando un peso, da diversi anni, troppo superiore alle loro forze!In occasione del 30° anniversario del documento della Chiesa universale "Pastoralis migratorum Cura" (1969), il Servizio Nazionale dei Migranti e la Commissione Episcopale per le Migrazioni hanno intrapreso dal 1999 una riflessione sul posto delle comunità straniere nella Chiesa che è in Francia, oggi e per l´avvenire.Ne è uscito in questi mesi un testo succinto ma profondo (non ancora pubblicato), dal titolo: "Di ogni lingua e cultura, essere e diventare insieme una Chiesa che propone la fede in una terra di migrazioni". In un mondo, in una società segnati dalla diversità delle migrazioni e dalla loro permanenza strutturale, la Chiesa di Francia invita le comunità straniere a prendere il posto che loro compete: partecipare alla priorità missionaria di "proporre la fede nel Dio di Gesù Cristo", assieme a tutti gli altri credenti.Le comunità di diversa madrelingua, in quanto tali devono "testimoniare la Speranza che è in noi",- "entrando decisamente in dialogo con la società, poiché noi siamo di questa società…";- "testimoniando una Chiesa sacramento dell´unione intima con Dio e dell´unità del genere umano" (LG 1);- "mostrando il volto ´cattolico´ della Chiesa, non solo attraverso una dinamica di apertura a tutti i popoli, ma perché essa ha bisogno di tutti i popoli per manifestare il vero volto di Cristo risorto".Il testo presenta quindi una serie di ambiti e di iniziative nelle quali le comunità straniere hanno una parola originale da dire e un ruolo essenziale da giocare. Sono, questi, gli spazi della solidarietà e i luoghi di frattura sociale, ma sono anche quei luoghi di Chiesa nei quali le comunità straniere "domandano di partecipare in maniera abituale alle responsabilità delle comunità e alle decisioni che le riguardano".Scendendo ancor più nel concreto, il testo afferma:a) "Sacerdoti, religiosi, religiose e laici, provenienti da altri Paesi, sono in Francia a servizio delle loro comunità. E chiaro che ormai esercitano la loro missione sotto la responsabilità della Chiesa che li accoglie.- Sono davvero riconosciuti?- Sono essi veramente partecipi della pastorale della Chiesa diocesana?- Quali legami sanno stabilire con la vita del loro Paese e fra la Chiesa di qui e quella del loro Paese di origine?"b) "La diversità delle comunità e la realtà della nostra società esigono che dei preti vi stiano attenti e ricevano un incarico pastorale particolare, siano essi francesi o di origine straniera: sono uomini-ponte, uomini-frontiera.- In che maniera la formazione nei seminari può prendere in conto questa missione della Chiesa di oggi?"Con l´apporto di riflessione teologica, ma anche di proposte pastorali, della Chiesa di Francia, la parola "Speranza" per le comunità italiane prende ancor più consistenza.La Chiesa, come la società, è in un periodo di rapida evoluzione a tutti i livelli e le nostre comunità all´estero vi sono coinvolte. Ma non è proprio il ruolo della "speranza" saper leggere l´oggi e guardare con serenità all´avvenire?