» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Rapporto 2000


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/01


-RINNOVAMENTO E VIVACITÀ NELLA PASTORALE DELLA MOBILITÀ UMANA: EFFETTO GIUBILEO?di Silvano RidolfiIl Rapporto 2000 ubbidisce alle regole ed esigenze del rapporto di qualsiasi organismo, ossia di fare il bilancio di un anno di attività per i propri interlocutori. Di specifico questo Rapporto aggiunge quanto risponde allo spirito proprio della Migrantes, lŽassistenza pastorale alla mobilità umana, e quindi la dedizione non tanto ad un fenomeno sociale quanto, e ben più, ad un evento di redenzione e di salvezza in Cristo e nella Chiesa.Un confronto, anche per sommi capi, con il Rapporto degli anni precedenti rivela una crescita di coinvolgimento nella problematica: le relazioni dei singoli settori della mobilità umana mostrano infatti costante osservazione e conoscenza aggiornata e fanno percepire la priorità e contiguità con le persone, a livello istituzionale e non. E questa "attenzione partecipata" ai vari aspetti della mobilità umana (emigranti, immigrati e profughi, fieranti e circensi, rom e sinti, marittimi e aeroportuali) e il dialogo continuo con le persone interessate al fenomeno danno autorevolezza alle osservazioni e alle proposte che vengono formulate, sono anzi il vero valore umano e morale dei singoli rapporti, sia per la denuncia sia per la proposta.La pastorale degli immigrati può quindi relazionare di avere offerto alle comunità ecclesiali italiane ed indirettamente a tutte le persone od istituzioni che seguono i problemi della immigrazione e/o profuganza una trilogia di grande utilità e di indiscutibile ricchezza, anche perché realizzata in sinergia con altri organismi ecclesiali e particolarmente con la Caritas italiana. I tre utili opuscoli ("Schede pratiche sulle nuove norme sulla immigrazione extracomunitaria"; "Nella Chiesa nessuno è straniero"; "Centri pastorali per i cattolici stranieri in Italia") rispondono con chiarezza e competenza alle esigenze di informazione, di ecclesialità e di prontuario operativo. Vi si leggono segni confortanti verso una società più integrata nella diversità multirazziale, multietnica e multiconfessionale e per una fruttuosa comunione intraecclesiale (come le "comunità etniche", i "coordinatori tra Chiese").LŽemigrazione italiana è certamente dentro il processo di crescita delle nazioni e società in cui da anni è inserita in Europa ed oltreoceano, e pienamente da protagonista, almeno a livello di diritto. E non solo, ma - ed è quanto alla Migrantes interessa particolarmente e direttamente - essa è protagonista anche nella crescita delle Chiese locali in quanto sono "chiamate - le singole comunità - a mettersi in progetto, scoprendo tutte le risorse e tutti i ruoli dei membri del Popolo di Dio". Ma... con quale modalità? "pastorale dŽinsieme o integrazione? tolleranza o legittimità di una presenza diversa? come articolare specificità e collaborazione?". Sono grossi interrogativi ancora aperti. Ed in Europa "saranno le unità pastorali a salvare le missioni?" si sono chiesti i missionari di Germania nellŽultimo loro convegno. Incontri, seminari, tavole rotonde, convegni, numerosi e pertinenti, stanno perciò aggiornando la pastorale etnica.I Rom e Sinti (conosciuti come "zingari") fanno emergere le contraddizioni, incoerenze e paure interne e sommerse nella società, evidenziando il problema della "tolleranza civile" contro la delittuosa scorciatoia di un serpeggiante "giustizialismo". Ed allŽinterno delle Chiese locali, delle parrocchie, mettono in crisi il concetto di partecipazione contro una sorpassata rigidità territoriale, quando non lŽidea stessa di Chiesa, pienamente e universalmente "sacramento dellŽunità nella diversità".I marittimi, "abitualmente dispersi sul mare..., sono praticamente impediti ad usufruire del ministero ordinario" (parrocchie, associazioni...) ed hanno - ma non sempre - sacerdoti che li assistono, i "cappellani di bordo" (in via di estinzione? si chiede con amarezza il direttore del settore), ed una opportuna accoglienza a terra con "Stella Maris", una "casa lontano da casa".Anche per i fieranti e circensi si presentano non facili rapporti nella società ecclesiale sia per lŽaccoglienza sia per le relazioni forzatamente fugaci. Eppure questa categoria di operatori dello spettacolo viaggiante contribuisce ad una giusta visione di Chiesa, cattolica nei suoi membri (card. Ruini), peregrinante nel suo cammino (Giovanni Paolo II). Anche le esigenze ecumeniche incrociano lŽattività circense. Ma la ricchezza dei valori loro più tradizionali - famiglia, festa, amicizia, solidarietà - è esposta alla lenta e spesso subdola corrosione di un contesto sociale sempre più laicizzato. Ed anche la fede già loro spontanea incontra grossi rischi. Donde i molti incontri di formazione e la preoccupazione di una capillare organizzazione pastorale degli operatori ecclesiali del settore.In conclusione, la convinzione generale che emerge dalla lettura del Rapporto 2000 nella sua globalità è di una grande mole di lavoro svolto, forse anche eccessivo e quasi impietoso a motivo delle molte esigenze cui attendere con insufficienza di personale. Ed è evidente il modello ideale della incarnazione che lo ispira e il metodo operativo di comunione pastorale, nonché lo sforzo per la formazione e la coscienza di avere compito di animazione, oltre allŽimpegno organizzativo che dal calendario appare meticoloso ed incalzante (tanto da risultare talvolta forse frenante).Il riferimento al Grande Giubileo della Redenzione risulta costante e continuo: la sua "grazia" ha effettivamente attivato risorse latenti o sopite che ora dovrebbero continuare a far maturare persone e comunità nella comunione ecclesiale.