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ecco le mie attese" 
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Luned́ 19 Maggio 2014
Papa Francesco all'Assemblea Generale
"Chiesa italiana,
ecco le mie attese"   versione testuale
“Pastori di una Chiesa che è, innanzitutto, comunità del Risorto, quindi suo corpo e, infine, anticipo e promessa del Regno”: attorno a questi “tre tratti” Papa Francesco ha costruito l’intervento con cui si è rivolto ai membri della Conferenza Episcopale Italiana, aprendo lunedì 19 maggio in Vaticano i lavori della 66ª Assemblea Generale.
 
Il primato di Dio e del suo Cristo
“Le tentazioni, che cercano di oscurare il primato di Dio e del suo Cristo, sono «legione» nella vita del Pastore” – ha spiegato il Papa, additando in particolare la “tiepidezza che scade nella mediocrità”, “la ricerca di una tranquillità, che rinnega rinunce e sacrificio”, “la fretta pastorale”, “l’accidia che porta all’insofferenza”, “la presunzione di chi si illude di poter far conto solamente sull’abbondanza di risorse e di strutture”.
E ha constatato: “Se ci allontaniamo da Gesù Cristo, se l’incontro con Lui perde la sua freschezza, finiamo per toccare con mano soltanto la sterilità delle nostre parole e delle nostre iniziative”.
 
L’unità ecclesiale, questione vitale
Papa Francesco si è quindi soffermato sullo “scandalo più grande, l’eresia che deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa”, ossia “la mancanza o comunque la povertà di comunione”.
“Gestione personalistica del tempo”, “chiacchiere”, “mezze verità che diventano bugie”, “la litania delle lamentale che tradisce intime delusioni; la durezza di chi giudica senza coinvolgersi e il lassismo di quanti accondiscendono senza farsi carico dell’altro”; e ancora: “il rodersi della gelosia, l’accecamento indotto dall’invidia, l’ambizione che genera correnti, consorterie e settarismi”, fino al “ripiegamento che va a cercare nelle forme del passato le sicurezze perdute” e alla “pretesa di quanti vorrebbero difendere l’unità negando le diversità, umiliando così i doni con cui Dio continua a rendere giovane e bella la sua Chiesa”: rispetto a queste tentazioni, il Papa ha evidenziato che “proprio l’esperienza ecclesiale costituisce l’antidoto più efficace”. E, su questo sfondo, ha rilanciato l’attualità delle parole con cui “esattamente cinquant’anni fa, Papa Paolo VI si rivolgeva proprio ai membri della Conferenza Episcopale Italiana e poneva come «questione vitale per la Chiesa» il servizio all’unità”.
 
L’orizzonte, il Regno
Un terzo grappolo di tentazioni, il Papa le ha ricondotte a ciò che – se assecondato – “ostacola la crescita del Regno, il progetto di Dio sulla famiglia umana”: “la distinzione tra ‘i nostri’ e ‘gli altri’; “le chiusure di chi è convinto di averne abbastanza dei propri problemi”; “l’attesa sterile di chi non esce dal proprio recinto” e “lascia che il mondo vada per la sua strada”.
Dopo aver addito “gli orizzonti del Regno”, verso i quali protendersi come “annunciatori della verità di Cristo, strumenti della sua misericordia”, Papa Francesco ha indicato tre «luoghi» in cui la presenza dei Vescovi e, quindi, della Chiesa italiana “mi sembra maggiormente necessaria e significativa, e rispetto ai quali un eccesso di prudenza condannerebbe all’irrilevanza”: la famiglia (“Fatevi voce convinta di quella che è la prima cellula di ogni società”), il lavoro (“È un’emergenza storica, che interpella la responsabilità sociale di tutti”) e i migranti (“Nessuno volga lo sguardo altrove”).
E ha concluso: “Andate, dunque, incontro a chiunque chieda ragione della speranza che è in voi: accoglietene la cultura, porgetegli con rispetto la memoria della fede e la compagnia della Chiesa, quindi i segni della fraternità, della gratitudine e della solidarietà, che anticipano nei giorni dell’uomo i riflessi della Domenica senza tramonto”.
 
Il Card. Bagnasco: “La grandezza impegna il cuore”
Accogliendo il Santo Padre a nome dei Confratelli, il Cardinale Bagnasco si è fatto “voce di gioiosa riconoscenza per la testimonianza che Lei, Padre Santo, ci offre quotidianamente con la Sua parola e il Suo esempio”. E ha proseguito: “Questa Sua presenza è grazia per la nostra stessa Assemblea e per i lavori che, sotto la Sua Presidenza, ci accingiamo ad aprire. Comunione e comunicazione della fede sono le due dimensioni sulle quali ci soffermeremo maggiormente: quest’ultima, per approfondire insieme gli Orientamenti per la catechesi; quella per valutare e eventualmente decidere circa gli emendamenti al nostro stesso Statuto”.
Al riguardo, il Cardinale Presidente ha sottolineato che i Vescovi hanno “abbracciato con piena disponibilità e pronto impegno il percorso di discernimento che Lei ci ha additato: all’interno delle Conferenze Episcopali Regionali ci siamo interrogati per individuare le forme più efficaci con cui favorire collegialità e maggiore partecipazione, ripensando a tale scopo il nostro Statuto alla luce delle Sue indicazioni”. Inoltre, ha aggiunto, “una modalità significativa di comunione l’ha rappresentata anche la visita del Segretario Generale, S.E. Mons. Nunzio Galantino, che si è recato di persona sul territorio”.
Il confronto su cui in questi giorni si soffermerà l’Assemblea, ha concluso il Card. Bagnasco citando Ethel Mannin, “lo affronteremo con la consapevolezza che “per realizzare un’opera degna di essere definita grande non basta essere intelligenti, neppure brillanti”, perché “la grandezza va oltre, nasce dal profondo, impegna il cuore”.