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Home page - Un libro al mese - L'ARTE COME ORIENTAMENTO | | Intervista al prof. Alessandro Zuccari*
a proposito del libro “Dio alla ricerca dell'uomo” di Andrea Dall'Asta (2009)
*Ordinario di Storia dell’Arte moderna alla Sapienza Università di Roma. Tra le sua numerose cariche: socio dell'Accademia Nazionali dei Lincei e dell’Accademia dell’Arcadia, componente della Commissione Opere d’Arte della Banca d'Italia. Ha presieduto tra l'altro il Comitato Nazionale per il 550° anniversario della morte del Beato Angelico (2005-2009). Le sue numerose pubblicazioni privilegiano un arco di interessi che va dal XV al XVIII secolo, senza escludere il medioevo. Ha curato mostre e pubblicazioni di arte contemporanea. Tra i suoi libri: Arte e committenza nella Roma di Caravaggio (Eri-Ed. Rai, 1984), I pittori di Sisto V (Palombi, 1992), Caravaggio controluce (Skira, 2011). Tra i volumi che ha curato: Angelicus pictor. Ricerche e interpretazioni sul Beato Angelico (Skira, 2008).
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23/05/2017
Nel parlare di arte per il culto, il primo problema che si pone riguarda l'architettura delle chiese. Infatti nella chiesa segni e simboli sono ubicati in posizioni precise e dedicate. In particolare il crocifisso e l'altare sono, o dovrebbero essere, sempre nel luogo apicale, che è centro dell'attenzione ed espressione della presenza del Signore. Per questo, sin dalle origini si scelse di “orientare” le chiese: quelle di epoca paleocristiana non hanno momenti di verticalità, ma sono basiliche rivolte a Oriente che pure all’interno indirizzando lo sguardo, invitano alla preghiera e all’ascolto. In tal modo, i simboli sono subordinati all'orientamento e acquisiscono significato in virtù della loro collocazione. Anche in epoca rinascimentale, quando diverse chiese sono state costruite a pianta centrale, è stato mantenuto l'orientamento, evidenziato dall'abside che enfatizza la direzionalità dello spazio e pone in rilievo altare e crocifisso.
Che in epoca contemporanea sia mancato tale orientamento, a conseguenza dei diversi tentativi messi in campo per cercare di valorizzare la centralità dell'assemblea, mi sembra sia uno dei principali motivi per i quali le chiese si sono trovate carenti dell'asse che le incardina e dà significato allo spazio liturgico. Ritengo che proprio da questa carenza discendano molti dei problemi riguardanti le opere d'arte.
In passato il committente dava chiare indicazioni anzitutto riguardo alla conformazione dello spazio della chiesa, da cui tutto il resto discende. Oggi mi sembra vi sia un estetismo modernizzante che tende a far perdere di vista le priorità, trascurando il principio fondamentale che pone l'architettura e gli elementi in esso contenuti al servizio della liturgia e della preghiera.
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23/05/2017 Penso in primo luogo alla croce: espressione cardine del luogo liturgico. A volte capita che non sia riconoscibile. E questo avviene anche perché l'artista, alla ricerca di manifestazioni creative, dimentica il senso comune. Consideriamo la chiesa santuario di S. Pio a San Giovanni Rotondo, progettata da Renzo Piano: un'architettura di grande dignità, elaborata con sapienza. La croce è stata affidata a un artista di primo livello quale Arnaldo Pomodoro e ne è risultata una scultura di notevole impatto, composta da un insieme di cunei d'acciaio. Ma è un oggetto che ha valore di opera d'arte, o è un luogo di rilevanza liturgica che aiuta alla preghiera? Alla fine è stata tolta perché non assolveva a quest'ultima finalità, che è quella precipua. Se un segno della portata della croce galleggia nello spazio anziché guidarne l'orientamento, la sua forza e la sua finalità si perdono. Ma ancora prima, il problema è che l'amplissimo spazio della chiesa di San Pio a sua volta non facilita un preciso orientamento, e di conseguenza non “genera” il luogo ove va posto il crocifisso.
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23/05/2017 Non è questione di limitare la creatività dell'artista, ma di orientarla e di informarla, nella ricerca di un'armonica intesa che sia comprensibile e verificabile da tutti. Certamente siamo in un periodo in cui il committente risente di una carenza di preparazione culturale in campo artistico e gli artisti risentono di una carenza di sensibilità religiosa. Al riguardo è di grande rilevanza l'impegno della Conferenza Episcopale nel promuovere concorsi che vedono la partecipazione congiunta di progettisti e artisti, e nel contempo sollecitano l'interesse della comunità. Come di grande rilevanza è che Joseph Ratzinger, ben prima di essere eletto papa, abbia posto di nuovo e con energia il problema dell'orientamento della chiesa.
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23/05/2017 Premesso che il cosiddetto “barocco” non è così negativo come si dice, pur essendo distante dalla sensibilità contemporanea, penso che sia il caso di distinguere. Per esempio, nel santuario messicano di Guadalupe, principale luogo di pellegrinaggio in America Latina, è più vicina al sentire religioso la basilica eretta tra il Cinque e il Settecento di quella realizzata negli anni Settanta del XX secolo. Nella prima, elementi ornamentali del barocco europeo si compenetrano con le tradizioni autoctone e l'abbondanza di segni, figure, decori risponde alla sensibilità estroversa e solare della popolazione. La nuova, più ampia chiesa a pianta circolare, eretta accanto all'antico santuario, di per sé si presenta come un palazzetto dello sport: eppure la caratterizzano, all’interno, la posizione centrale del veneratissimo Lienzo di Juan Diego e, all’esterno, la grande croce che si proietta in avanti conferendo una direzione alla geometria cilindrica che di per sé ne sarebbe priva. E sotto quella croce si dispone nelle feste la figura della Vergine di Guadalupe. Alla ruvidezza dell’insieme pone rimedio il fatto che tutto è molto chiaro, e molto partecipato.
Questo per dire che il complesso mondo artistico barocco non è solo estetizzante, e che la divergenza tra arte e Chiesa non è cominciata col Rinascimento. L'umanesimo che lo ha intessuto era profondamente cristiano, e anche uno storico di cultura decisamente laica come Giulio Carlo Argan riconosceva che l'umanesimo non ha bisogno dell'attributo “cristiano” per essere riconosciuto come tale. La grande scollatura è avvenuta nel corso del XVIII secolo, in particolare con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese. E tuttavia nell'800 c'è stata una rinascita d'attenzione per il mondo medievale e tra l’altro sono emerse le tendenze neogotiche e neoromaniche.
In realtà i grandi artisti si sono sempre interrogati in merito ai temi dell'arte cristiana. A partire da Picasso, che ha più volte affrontato temi sacri in forma grafica. E Graham V. Sutherland ha dipinto crocifissioni di grande significato e di forte intensità: nel secondo dopoguerra rifletteva con molta partecipazione e chiarezza sulla sofferenza umana, oltre a tutto riprendendo modalità espressive non estranee alla tradizione, per quanto riviste in forme moderne.
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23/05/2017 È quanto è sempre avvenuto. Beato Angelico traghettò il tardo gotico nel rinascimento con semplicità e sapienza, riflettendo in forma visiva sui testi biblici e sulla teologia di s. Tommaso. Aveva molto chiaro quanto desiderava esporre.
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23/05/2017 Ma non la banalità. Qui si comprende l'importanza del ruolo del committente ecclesiastico, nell'attivare proposte, occasioni, laboratori, così che le opere non siano frutto di un momento di estro ma neppure siano una semplice espressione di sentimento popolare.
Penso all'esempio dell'abate Suger e a quel grande laboratorio di idee che fu il cantiere di Saint Denis, in cui si posero alcuni fondamenti dello stile gotico. I vescovi sono impegnati sul piano pastorale, ma non manca la possibilità di operare sul piano pastorale anche attraverso le opere artistiche e architettoniche: come in passato, anche ai nostri giorni. Penso all'esempio del cardinal Lercaro a Bologna e al grande laboratorio progettuale che vi raccolse. Anche grazie alla partecipazione della società civile, beninteso. Lercaro contribuì a portare in Italia il grande dibattito che fiorì soprattutto in Germania grazie al movimento liturgico. E grazie a quell'impulso abbiamo esiti rilevanti quali la chiesa sull'Autostrada di Giovanni Michelucci o la chiesa del Beato Odorico a Pordenone di Mario Botta, che pur essendo a pianta centrale ha anche un forte orientamento grazie all'evidenza dello spazio absidale...
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23/05/2017
La tendenza a recuperare le icone come segno artistico di valore liturgico s'è manifestata sin dalla prima metà del '900, in particolare grazie all'influsso degli ambienti degli emigrati russi a Parigi e di quell’importante scuola teologica. L'icona è una finestra sul Regno di Dio. Né si tratta di una forma artistica ripiegata su se stessa e sempre identica: c'è un'evoluzione anche nel campo dell'iconografia. Penso per esempio alla chiesa di San Bartolomeo nell'Isola Tiberina a Roma dove è stata collocata un'importante icona contemporanea di Renata Sciachì e altri iconografi della Comunità di Sant’Egidio dedicata al tema dei nuovi martiri (Oscar Romero, Dietrich Bonhoeffer, Massimiliano Kolbe...). Si tratta di un linguaggio figurativo che richiama i toni della mistica.
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23/05/2017 C'è stato un tempo, anni addietro, in cui sembrava che l'astrattismo dominasse ovunque. Oggi questo è stato superato, e ogni linguaggio è ammesso. Il problema è come l'arte sappia veicolare un messaggio che contribuisca a orientare i fedeli. E come il committente riesca a individuare artisti validi. Bisogna tuttavia aggiungere che alle difficoltà attuali non è estraneo il problema della mancanza di fondi: in passato le grandi committenze erano finanziate spesso da privati facoltosi per motivi celebrativi. Si pensi alla cappella degli Scrovegni a Padova.
Tuttavia sono fiducioso: la creatività non si estingue. E anche artisti di grande livello possono decidere di contribuire alla missione di una Chiesa che sta ritrovando lo spirito francescano. Anche materiali poveri e segni semplici possono generare opere capaci di favorire la preghiera. Penso per esempio al dipinto murale di Omar Galliani nella chiesetta di Montecavolo vicino a Reggio Emilia. Un'Annunciazione di stile contemporaneo eppure di immediata comprensibilità. In un luogo povero, isolato, ma importante per l'artista che è nato in quella zona e si sente parte di quella comunità. In fondo, anche dialogo che si crea nelle comunità può dar luogo alle opere migliori.
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