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 Home page - Un libro al mese - Dalle utopie alla rigenerazione 

Dalle utopie alla rigenerazione
 

Intervista alla prof.ssa Lucetta Scaraffia*
a proposito del libro “Architettura Chiesa e Società in Italia (1948-1978)” di Andrea Longhi e Carlo Tosco
 
*Docente di Storia Contempornea all'università La Sapienza di Roma. È membro del Comitato nazionale per la bioetica. Collebora con diverse testate giornalistiche tra le quali l’Osservatore romano e Avvenire. Tra le sue pubblicazioni: Italiane, 247 ritratti femminili (con Eugenia Roccella, 2004 ), Due in una carne. Chiesa e sessualità, con Margherita Pelaja (2008), Beati ,li che sono nel pianto, perché saranno consolati, (con Eraldo Affinati, 2012), Per una storia dell’eugenetica. Il pericolo delle buone intenzioni (2013).


Gli argomenti trattati nella rubrica “Un libro al mese” sono ridiscussi in interviste con diversi esperti. Ne nasce un colloquio volto ad approfondire gli argomenti esposti nei volumi. Le opinioni presentate sono qualificate ma personali, non necessariamente condivise da chi promuove la rubrica.
Stili di vita e comportamenti delle persone sono mutati con impetuosa rapidità nel secondo dopoguerra, sotto l'influsso di utopie e ideologie pervasive penetrate da tempo nel tessuto sociale. Hanno imposto una cultura che si manifesta in ogni ambito, dalla politica all'arte, all'architettura. Con questa è necessario fare i conti.
 
13/01/2016

Fu un'epoca di grandi cambiamenti. L'epoca in cui è prevalso il pensiero utopico. E in cui è avvenuta la rivoluzione sessuale. L'importanza di questa è spesso sottovalutata, ma ha sortito enormi effetti sulla cultura e sulle società. Si diffuse l'idea che tutti i guai derivassero dalla repressione sessuale, prevalsero le teorie di Wilhelm Reich, che predicava il sesso libero come soluzione per l'aggressività umana. I “figli dei fiori” scandivano slogan sul fare l'amore e non la guerra. Fu un'utopia che pervase il mondo e lo cambiò, con impeto sotterraneo e perdurante. A differenza dell'utopia comunista, che s'è dissolta col crollo del socialismo reale, l'utopia della rivoluzione sessuale è rimasta, s'è imposta nei comportamenti e negli atteggiamenti. E tutti ne abbiamo pagato le conseguenze. Soprattutto le donne.
 

 
13/01/2016

Ritengo che proprio l'impulso della rivoluzione sessuale sia quel che ha minato alle basi il rapporto tra Chiesa e società. La Chiesa poneva norme morali incompatibili con quella tendenza: per questo è stata aggredita, bersagliata, vilipesa. E non s'è ancora ripresa. Al punto che oggi anche i fedeli praticanti non ne seguono le indicazioni sul terreno del comportamento sessuale.
Se il crollo dell'utopia comunista favorì il sorgere di un liberismo forse eccessivo, che a quell'utopia si contrapponeva, non s'è verificata alcuna reazione all'utopia della liberazione sessuale. Al punto che ora anche molti occidentali finiscono per aderire alla cultura islamica, financo entrando nelle spire dello Stato Islamico come rifugio a fronte delle degenerazioni che ravvisano nella cultura propria: è un fenomeno di cui parla il sociologo Farhad Khosrokhavar dell'École des hautes études en sciences sociales di Parigi.


 
13/01/2016

L'influsso della Chiesa, sul piano politico e culturale, fu ovviamente fortissimo nel secondo dopoguerra. Essa allora rappresentava l'unica radice nazionale e popolare capace di permanere e di esprimersi dopo la debacle del fascismo. La Democrazia Cristiana fu la forza trainante fondamentale per la ricostruzione morale, democratica, economica del Paese. La cesura si manifestò con i due referendum su divorzio e aborto, ovvero proprio i temi che riguardavano la morale sessuale. Da allora non s'è più veramente sanata. Ne è derivato un vuoto entro il quale la cultura laica s'è mossa per moto proprio, imponendo stili di vita e comportamenti alieni alla tradizione cristiana.

 
23/11/2015

Su questo tema non riesco a distinguere con chiarezza il variare delle manifestazioni nei diversi periodi. Mi sembra che l'architettura contemporanea abbia offerto ben poco quanto a progetto delle chiese e che progressivamente dal secondo dopoguerra siano prevalse le tendenze a svuotare di contenuto il suo senso e la sua capacità segnica. Mi sembra che la capacità di generare spazi capaci di comunicare il senso della sacralità sia drammaticamente venuta meno. Tranne rare eccezioni.
Mi sembra che in particolare l'ostentata ricerca dell'apparenza di povertà, intesa sul piano puramente esteriore, abbia dato luogo a esiti in prevalenza sciatti.
Anche architetti di grande abilità che in altri campi hanno prodotto opere di grande importanza e di notevolissima qualità, quando sono stati chiamati a progettare chiese non sono riusciti a esprimersi al meglio: tutt'altro. Mi spiace molto che tale sia la situazione: ritengo che la capacità di edificare spazi vivi sia fondamentale per la Chiesa. Spazi capaci di comunicare l'invito alla preghiera, al raccoglimento, all'elevazione spirituale, come avviene con le chiese romaniche o barocche.
Non ritengo che l'architettura contemporanea in quanto tale sia priva della capacità di rappresentare il sacro, vi sono diverse chiese recenti che rappresentano con chiarezza la Chiesa Cattolica. Come vi sono pure chiese che con grande eloquenza e intensità esprimono il luogo di culto di orientamento protestante.

Ma se cerco esempi concreti, mi sembra di trovarne con maggiore facilità negli edifici realizzati indietro nel tempo. Forse non con la stessa capacità espressiva dei grandi stili del passato, pure qui a Roma trovo chiese degli anni '30 come San Roberto Bellarmino, o la chiesa di Cristo Re, progettata dal Piacentini, nelle quali ravviso una certa qualità sacrale. Ma più si procede nel tempo, più difficile mi sembra la possibilità di trovare chiese che riflettano autentica intensità di fede.




 
13/01/2016

Penso proprio sia attribuibile allo scollamento avvenuto tra la società e la Chiesa. Ove l'edificazione della chiesa è compiuta con autentico afflato e partecipazione, trovo esempi che ancora in tempi recenti, ancora oggi sanno esprimere un contenuto forte. Ho in mente per esempio una chiesetta che si trova poco fuori Todi, nella frazione Romazzano: eretta negli anni '40 col concorso dalla popolazione, praticanti e non praticanti assieme, tutti desiderosi di costruire una edificio che rappresentasse l'identità del luogo. Pur nella sua ingenua semplicità, la si riconosce quale edificio per il culto: è ben diversa da uno spazio puramente domestico.
 
Penso anche alla chiesa recentissima, dedicata a Maria Teotokòs a Loppiano, dove l'architettura e le opere d'arte che segnano i poli liturgici sono ben armonizzati tra loro. O alla chiesa del monastero di La Tourette, che progettò Le Corbusier alla fine degli anni '50... tanto appare freddo il monastero nelle sue partiture in cemento a vista, quanto intensa e partecipata è l'atmosfera che si genera all'interno della chiesa. Le pareti, nude, qua e là percorse da squarci di colore, sono invase da una luce che avvolge lo spazio e lo trasporta in una dimensione altra. Le aperture offrono viste privilegiate sulla campagna. Si sente che, pur non di cultura e di fede cristiana, Le Corbusier doveva avere un rapporto con Dio.
Anche nel monastero di Bose, i monaci stessi hanno costruito pochi anni fa una chiesa che unisce semplicità a un afflato espressivo derivante da un insieme ordinato e silente, povero ma marcatamente dignitoso.
 
La povertà non deve mai confondersi con lo squallore o con la faciloneria, come mi sembra sia invece spesso avvenuto...
 


 
13/01/2016

Anzitutto mi sembra occorra una ripresa dell'impegno culturale dei committenti. Mi sembra molto rilevante che nei seminari si studi la cultura classica e ci si formi anche sulle materie artistiche. L'arte è sempre stato uno strumento comunicativo ed educativo fondamentale per la Chiesa. Non bastano gli studi di teologia nella formazione dei sacerdoti. La bellezza è assolutamente necessaria nell'espletare la missione della Chiesa. E la formazione estetica passa appunto attraverso la cultura classica e l'arte. La capacità di comprenderla e di esprimersi nei suoi linguaggi è quanto consente di aprire un dialogo nuovo e produttivo con la società civile. Come ha scritto Giovanni Paolo II, «Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell'arte. Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell'invisibile, di Dio. Deve dunque trasferire in formule significative ciò che è in se stesso ineffabile» (Lettera agli Artisti, 4 aprile 1999).

 


 
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