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L'evoluzione dell'architettura delle chiese

Intervista all'Arch. Mario Botta*
a proposito del libro Costruire la chiesa di Rudolf Schwarz

*Mario Botta, architetto svizzero di fama mondiale, si è laureato all'Iuav dopo aver studiato alla scuola Beato Angelico di Milano. Nel 1965 collabora con Le Corbusier al nuovo ospedale di Venezia. Nel 1969 apre il proprio Studio a Lugano; in seguito lo trasferirà a Mendrisio. Dal 1970, al lavoro di progettazione affianca un'intensa attività d'insegnamento e ricerca. Dal 1983 è professore titolare della Scuola Politecnica Federale di Losanna in Svizzera. Ha fondato la nuova Accademia di Architettura di Mendrisio, dove è professore ordinario. Ha progettato edifici pubblici e privati in tutto il mondo tra cui una ventina di carattere cultuale, in particolare in Italia.
 


Gli argomenti trattati nella rubrica “Un libro al mese” sono ridiscussi in interviste con diversi esperti. Ne nasce un colloquio volto ad approfondire gli argomenti esposti nei volumi. Le opinioni presentate sono qualificate ma personali, non necessariamente condivise da chi promuove la rubrica.
La lezione di Rudolf Schwarz, che fu vicino al gruppo del Bauhaus e il cui sodalizio con Romano Guardini data dagli anni '20 del '900, prima ancora che sul piano teorico si ravvisa nelle molteplici chiese (37 in totale) che ha progettate, in particolare nel secondo dopoguerra.
23/11/2015

Schwarz è un caposaldo dell'architettura delle chiese. Egli è forse il primo che con concretezza si pone di fronte al compito di far compiere un deciso passo avanti alla tradizione dell'edificio chiesa, che aveva attraversato la storia con lentezza assumendo le modifiche che l'evoluzione tecnologica aveva suggerito. Dà un deciso colpo d'ala e con i molteplici progetti da lui compiuti, porta l'architettura ecclesiale sul terreno della modernità. Come sempre avviene ai pionieri, cerca di rifondare la costruzione delle chiese, con slancio e afflato poetico. Realizza opere che resteranno come espressioni di primaria importanza dell'epoca sua. Ma stiamo parlando di progetti pensati ormai tra gli ottanta e gli oltre cinquanta anni fa, entro contesti culturali e sociali assai diversi da quelli nei quali ci troviamo oggi...

Certamente nel loro tempo persone come Schwarz e Guardini sentivano con forza e con urgenza il problema di un assetto liturgico nuovo, che ridesse autenticità a gesti a volte forse appannati da paludamenti eccessivi. Si comprende come Schwarz scrivesse che l'edificio poteva azzerarsi e che sarebbe bastata la sola azione liturgica: nella sua pura essenzialità già dotata di completezza. Oggi, quando la Riforma liturgica del Vaticano II si è ormai radicata, le condizioni sono assai diverse.

E oggi, nel mondo globalizzato e reso impersonale, l'edificio chiesa non può essere pensato soltanto in relazione all'azione liturgica. La chiesa nella città contemporanea è anzitutto il luogo del silenzio e della contemplazione: vi si ritrovano condizioni altrimenti ben difficilmente esperibili. Nella vita quotidiana, assediata da mille urgenze, avviene una dispersione che un tempo era sconosciuta. Oggi la piazza non è più un'agorà, e i viali non sono più luoghi di pace dove passeggiare rapiti dall'incanto. Nella città dilatata sul territorio, si sente la necessità che la chiesa torni a una centralità tale da ricordare all'essere umano la natura sua vera. Certo, l'edificio chiesa è sorretto e innervato dall'azione liturgica ma fondante, nel contesto sociale e culturale attuale, è la presenza stessa dell'edificio, con tutta la sua carica simbolica. Con la sua presenza che è memoriale, segno, espressione di un valore del quale ognuno ha bisogno.

 
 
23/11/2015
calice come rapporto con l'alto e con l'Altro, ecc. Si tratta di significati simbolici. In che modo ritiene che tali aspetti rientrino nel Suo modo di progettare e più in generale nel modo di percepire la chiesa edificio ai nostri giorni?

Le tipologie indagate da Schwarz, sorretto dal dialogo col teologo Guardini, sono tutte espressione del pensiero liturgico, e in particolare dei cambiamenti che allora il movimento liturgico esplorava. Schwarz ha compiuto quella ricerca tipologica perché attraverso di essa intendeva suggerire comportamenti nuovi nel momento della celebrazione liturgica. La disposizione a cerchio, in tutte le sue declinazioni, diveniva manifestazione concreta della celebrazione in comunità. Ma oggi quei comportamenti si sono modificati e anche in un'assemblea disposta frontalmente all'altare, in modo lineare, il senso della comunità non si perde.

Ora però lo spazio del sacro, che alberga in quella vasta comunità che è la città contemporanea, va ripensato in relazione al tempo storico presente. Dopo il Vaticano II si sono visti tentativi di collocare l'altare nel centro geometrico dello spazio per il culto: si tratta di interpretazioni per così dire “letterali” ma non necessariamente autentiche o profonde e fondate. Vi sono chiese progettate da Alvar Aalto in cui l'altare è posto in modo asimmetrico, o in modo totalmente legato al dialogo frontale: eppure lo spazio nel suo complesso è assai eloquente. Non avrebbe senso tradurre in regole  sempre valide alcune proposte avanzate allo scopo di rivolgere l'attenzione verso un preciso problema: così facendo si tradirebbe lo spirito delle proposte stesse. Le elaborazioni di Schwarz hanno un evidente senso simbolico, che mira a promuovere lo stato comunionale dell'assemblea celebrante.

 
23/11/2015
Il rapporto tra il basso e l'alto, la gravità e la levità, in che misura influenzano il progetto architettonico?

Su argomenti quali questi si potrebbe scrivere un'enciclopedia. L'opera architettonica suggerisce emozioni, ma non plasma destini. Essa certamente si fonda sulla forza di gravità ma allo stesso tempo sulla capacità di levarsi sopra alla terra e di ergersi verso l'alto. L'architettura delle chiese deve dar forma a questa aspirazione d'infinito. Come interpretarla? Qui entra in gioco lo spirito poetico che si esprime in particolare nel porre soglie che definiscono un limite, così che questo suggerisca quanto lo travalica. Il muro pone la differenza tra un “dentro” e un “fuori”, la distinzione tra sacro e profano ha sempre segnato la presenza della chiesa. Oggi tale presenza, con tutti i significati che essa reca con sé, è tanto più importante, perché nella città contemporanea spazi ed edifici sono divenuti tutti equipotenti, privi di gerarchia: siano mercato o scuola, tribunale o ufficio. Ecco che la chiesa può offrire alla città un luogo distinto, ricco di sentimento e di identità, nel momento in cui il sentimento, se è vero e profondo, non sa più dove abitare.
 
23/11/2015

Oggi gli stadi sono molto ben configurati: presenze cospicue e centri attrattori. Le chiese non lo sono più: eppure un tempo esse avevano la priorità negli abitati. Bisogna che nelle città si ritrovi lo spazio privilegiato della chiesa. Che questa non sia vista come un servizio, quale potrebbe essere quello offerto da una piscina...

Dico questo perché mi capitò a Tel Aviv, quando stavo progettando la biblioteca universitaria, di partecipare a discussioni nelle quali l'argomento era più o meno questo: “visto che abbiamo costruito una piscina, potremmo anche costruire una sinagoga”. E anche in Italia nel pianificare lo spazio urbano spesso l'argomento non è dissimile... ma si tratta di uno svilimento.

Il luogo di culto ha un ruolo primario, a prescindere dal fatto che le persone siano praticanti o no. La chiesa è anzitutto un simbolo, ed è il cuore della comunità.




 
23/11/2015

Può anzitutto rappresentare la resistenza al diffondersi della cultura globalizzata: il radicamento plurimillenario della chiesa edificio fa sì che essa sia il luogo privilegiato per evitare l'appiattimento. E proprio per questo motivo ricorda che l'architetto prima che saper costruire deve saper pensare, riflettere sullo spazio e sul suo significato.

Intendere il progettare come un atto che è specifico per il sito dato. Il luogo ove sorgerà l'edificio chiesa è tanto importante quanto la liturgia che vi si praticherà. L'architettura della chiesa permette, anzi impone di pensare ai principi sui quali si fonda l'architettura stessa: la gravità, la soglia, il limite, il ruolo della luce... Sono gli elementi grammaticali primordiali che compongono il linguaggio architettonico.

Quelli che consentono di prendere una pietra e di farne, da elemento di natura, elemento di cultura. Il tutto secondo un senso di rispetto per l'essere umano. Chi sa progettare una chiesa, con tutta la ricchezza dei suoi significati, a maggior ragione saprà anche progettare una casa, o un qualsiasi altro edificio. Perché l'edificio – qualsiasi edificio – sia luogo degno dell'abitare umano.

 
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