Tempo di Avvento   versione testuale

Accogliere la misericordia per viverla nella gioia del Vangelo

Le differenti comunità locali sono aiutate dal rinnovarsi ciclico dell’anno liturgico ad inserirsi nel cammino di tutta la Chiesa. Il mistero pasquale è il fulcro verso il quale tendono tutti i misteri celebrati Così diremo annunciando, nella solennità dell’Epifania del Signore, la data della Pasqua:
 
«Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno. Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza. Centro di tutto l'anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua … . In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte. Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi: […] Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei Santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore»
 
Proclamare la Pasqua nel mistero dell’incarnazione significa ripercorrere la logica con la quale gli stessi “vangeli dell’infanzia” furono composti; a ritroso si lascia quindi comprendere anche il senso del tempo d’Avvento. I credenti aiutano così a crescere i catecumeni ed i piccoli in questo mistero ed insieme rinnovano per tutti nel tempo la vita in Cristo – evento mai uguale a se stesso.
 
Quest’anno il cammino di Avvento vedrà l’avvio del Giubileo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco come “momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale” (Misericordiae vultus, 3).  Si tratterà di inserire certo delle apposite celebrazioni solenni (in particolare l’apertura della porta della misericordia nelle Cattedrali e nei santuari, il 13 dicembre), ma soprattutto di lasciar emergere i numerosi agganci a questa dimensione nella liturgia, più che aggiungere gesti posticci. La dinamica che affiora è quella di Dio che cerca il popolo perché si fidi della misericordia che Egli dona (Avvento) e dei credenti che, incontrata la misericordia, imparano a gioirne nell’annuncio (Tempo di Natale).
 
La proposta di animazione liturgica sarà attenta anche alle “Cinque vie verso un’umanità nuova” individuate dalla Chiesa che è in Italia per la preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare.
 
 
Avvento: Dio attende e cerca la sua Sposa
 
La liturgia dell’Avvento non è una semplice premessa al Tempo di Natale. Nei brani biblici, Dio per bocca dei profeti e dei precursori del Cristo mostra di cercare gli uomini perché facciano esperienza della sua misericordia. I testi eucologici danno voce così a una Chiesa che si scopre desiderata attivamente dal suo Sposo.
 
Il Tempo di Avvento ha una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi (Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico n. 39).
 
È tipico di ogni anno, iniziare l’Avvento con il percorso dall’attesa escatologica. L’annuncio del ritorno del Cristo può spaventare chi non l’ha conosciuto, ma è insieme consolazione dei suoi poveri (I settimana, trasfigurare). L’annuncio del Precursore non è voce generica: il Battista è un personaggio storico in continuità con i profeti che sempre Dio manda per rinnovare la sua alleanza con il popolo (II settimana, abitare). La solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria rivela l’intenzione di Dio di farsi precedere da persone umili e pure di cuore (8 dicembre, annunciare).
L’annuncio della venuta misericordiosa e prossima del Messia può toccare i cuori e chiamarli a conversione nei gesti concreti (III domenica, educare). Il Cristo atteso è comunque già portato nel nostro incontro con i fratelli (IV domenica, uscire).
 
Non ci pare inutile ripetizione l’invito a rileggere anche quest’anno le sobrie e concrete osservazioni del Direttorio su pietà popolare e liturgia in merito al senso e ai gesti di questo tempo liturgico
 
La pietà popolare, per la sua comprensione intuitiva del mistero cristiano, può contribuire efficacemente alla salvaguardia di alcuni valori dell’Avvento, minacciati da un costume in cui la preparazione del Natale si risolve in una “operazione commerciale” con mille vacue proposte provenienti da una società consumistica. La pietà popolare, infatti, percepisce che non si può celebrare il Natale del Signore se non in un clima di sobrietà e di gioiosa semplicità e con un atteggiamento di solidarietà verso i poveri e gli emarginati; l’attesa della nascita del Salvatore la rende sensibile al valore della vita e al dovere di rispettarla e di proteggerla fin dal suo concepimento; essa intuisce pure che non si può celebrare coerentemente la nascita di colui «che salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 21) senza compiere uno sforzo per eliminare da se stessi il male del peccato, vivendo nella vigile attesa di Colui che ritornerà alla fine dei tempi (Direttorio, n. 106).
 

Educare al silenzio liturgico

Soprattutto per il tempo d’Avvento è opportuno insistere sulla formazione al silenzio rituale. Così si esprime l’Ordinamento Generale del Messale Romano, al n. 23:
 
Si deve anche osservare, a suo tempo, il sacro silenzio, come parte della celebrazione. La sua natura dipende dal momento in cui ha luogo nelle singole celebrazioni. Così, durante l'atto penitenziale e dopo l’invito alla preghiera, il silenzio aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l’omelia, è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato; dopo la comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di ringraziamento.
 
Se esso è “parte della celebrazione”, allora si inserisce armonicamente in essa a seconda del punto rituale in cui è posto. Il sacro silenzio non è solo assenza di rumore: esso è preparato, annunciato, compreso, vissuto e sostenuto anche dai gesti, eventualmente dalla musica se necessario. Richiamiamo al fatto che l’educazione al silenzio non è valore che si compia da sé, ma fine che merita un adeguato impegno da parte del celebrante e dei ministri.
 
Per il tempo d’Avvento in particolare esso pare elemento indispensabile.
Si educhi al valore del silenzio di qualche istante
- chiedendo viva attenzione prima di eseguire il canto d’inizio;
- durante l’atto penitenziale, introdotto dall’invito a riconoscere i peccati;
- dopo l’invito (Preghiamo) che precede la colletta, ad esprimere nell’orazione ciò che ognuno porta con sé, poi raccolto dalla preghiera comune (OGMR, 32)
- come salutare scansione senza fretta tra una lettura e la proclamazione della successiva;
- dopo l’omelia ci sia un adeguato – non trascinato – tempo di risonanza della Parola, aiutato dalla conclusione preparata per questo dall’omileta e, se è il caso, sostenuta dal sobrio suono dell’organo;
- la preghiera universale stessa può essere espressa anche nella forma dell’ascolto silenzioso in cui l’assemblea si unisce alle intenzioni proposte con efficacia dal ministro (OGMR, 47)
- durante la preghiera eucaristica, le acclamazioni scandiscono la partecipazione nel silenzio del popolo che si unisce alle parole che il ministro dice in suo nome (OGMR, 55 h)
- durante o dopo la comunione (OGMR, 56 e 121), come momento non disturbato dai gesti della purificazione dei vasi sacri, atto che può più discretamente esser compiuto presso una credenza diversa rispetto alla mensa dell’altare, oppure dopo la fine della Messa, congedato il popolo (OGMR, 120 e 138).