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 Home GMCS2016 - Per agire - Nella "Tempesta", la carità dell'immagine 
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Nella "Tempesta", la carità dell'immagine   versione testuale

Dall'arte paleocristiana a quella contemporanea: il 4 aprile si terrà il quarto dei sei appuntamenti promossi dalla Pontificia Università Gregoriana (qui il programma completo) per scoprire come l'arte cristiana può condurci al senso profondo delle cose.
In anteprima ecco l’abstract della conferenza della Prof.ssa Yvonne Dohna Schlobitten, docente della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa  della Pontificia Università Gregoriana.
 
Romano Guardini e la carità dell'immagine. La Tempesta di Delacroix
(Abstract)
 
Ci sono teologi e filosofi, come Jean-Luc Marion, Hans-Georg Gadamer e Romano Guardini, che hanno contribuito con il loro lavoro a riaprire il discorso sull'immagine pensato dal punto di vista della relazione dialogica con l'osservatore, relazione che assume taluni caratteri appartenenti a pieno diritto alla nozione di carità. Guardini si accosta all'immagine non solo guardando alla ricchezza dei dettagli raffigurati, ma sentendosi lui stesso, come spettatore, decisamente coinvolto nell'incontro con l'immagine. Il giovane Guardini non dedica la sua attenzione prioritariamente all'artista o alle caratteristiche oggettivamente verificabili dell'opera, ma soprattutto vive profondamente la sua esperienza di spettatore. Egli descrive il suo accesso quasi empatico all'arte e confida nel "primato dell'anima". Partendo dalla misteriosa tensione tra l'opera d'arte che si rivela, e l‘empatia amorevole con cui risponde lo spettatore, Guardini ha dimostrato che nell'opera d'arte la realtà può essere vissuta e percepita con efficacia. L'arte non ha uno scopo, ma un senso, quello di "esprimere il sempre rinnovato incontro tra l'uomo e il mondo in diversi colori, forme, suoni e parole - senza intenti, ma in purezza; non sotto il comando degli slogan, ma nella responsabilità delle coscienze.” Per Guardini, questa "precontemplazione" è una virtù, e un prerequisito per un dialogo aperto in grado di schiudere i sensi all'essenza dell'opera d'arte quale partner di un dialogo esistenziale.  In riferimento all'opera di Romano Guardini, Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz sviluppa un discorso filosofico sull'esperienza umana  che si basa su tre tipi di incontro con l'alterità con la quale confrontarsi. L'approccio ermeneutico all'esperienza estetica del quadro potrebbe includere con precisione queste tre dimensioni, che appartengono all'unico gesto della creazione artistica: la dimensione relazionale orizzontale, cioè l’azione dialogica nell'incontro con l'altro; la dimensione interiore, percepita internamente, come dimensione emotiva dell'incontro con se stessi; e la dimensione verticale, spirituale, trascendente, dell'incontro con il divino come alterità assoluta. Queste relazioni esperienziali verranno applicate alla lettura dell'opera di Delacroix.
 
nella foto Christ on the Sea of Galilee, Delacroix, 1841, Kansas City