L'Opera segno
Il XXVI Congresso Eucaristico Nazionale lascia a Genova un’“Opera-Segno”, opera di misericordia e segno del rapporto inscindibile tra adorazione di Gesù e carità. Si tratta di due nuove accoglienze notturne con 25 posti letto per persone senza dimora a cui si è già cominciato a lavorare e che saranno ultimate nei prossimi mesi presso le parrocchie genovesi delle Vigne (vicariato Centro Ovest) e di S. Maria della Vittoria (vicariato di San Teodoro). Non basta certamente solo sistemare nuovi spazi murari: occorrerà aprire anche “spazi di comunità”, creare relazioni, suscitare prossimità e volontariato con una adeguata azione pastorale al fianco delle comunità parrocchiali e dei territori coinvolti. “I Vescovi italiani – si legge nel documento di presentazione preparato in occasione del Congresso e consegnato a tutti i delegati - vogliono mettere in risalto che l’Opera-Segno dovrà essere esperienza di servizio e coinvolgimento permanente per le comunità vicariali che hanno accolto le due realizzazioni, per la Diocesi e per tutto il volontariato cittadino. Ciò aiuterà le persone che vi faranno riferimento a sentirsi parte di una città solidale e di comunità cristiane aperte, coerenti ed accoglienti, che ‘escono’ da sé stesse per farsi prossime a Gesù nella sofferenza dei fratelli, come raccomandato dal Santo Padre Francesco.”
La decisione di concretizzare in queste due nuove accoglienze l’Opera-Segno è stata presa dopo una rilevazione dei bisogni coordinata dalla Caritas Diocesana di Genova. Ne è emerso il quadro di una città che, pur essendo ricca di risposte sul piano sociale e in particolar modo attenta alla condizione delle persone senza dimora, non riesce ad esprimere una risposta adeguata al bisogno di tutti coloro che oggi vivono sulla strada. Una carenza particolarmente evidente in inverno: da anni in Diocesi è attiva “l’Emergenza Freddo”, promossa dalla Caritas Diocesana in collaborazione con la Fondazione Auxilium, suo strumento operativo, con il contributo del volontariato, per sottrarre alla strada e alle notti più fredde quante più persone possibile. I 28 posti dell’accoglienza notturna straordinaria, disponibili da dicembre a marzo, ospitano in media ogni anno oltre 200 persone per più di 3.000 accessi. “È opportuno e urgente – commenta Mons. Marino Poggi, vicario episcopale al Servizio della Carità e direttore della Caritas Diocesana - trasformare la risposta emergenziale in risposta permanente perché le persone ospitate possano in tempi brevi essere soccorse nei loro bisogni primari ed essere comprese nel loro più profondo bisogno di relazioni autentiche, gratuite, umane. Sul territorio genovese, poi, sta crescendo anche il numero dei migranti che hanno visto respinta la loro domanda di rifugiati e richiedenti asilo e che finiscono sulla strada, esposti a marginalità e criminalità.”
Una volta a regime, le due nuove accoglienze si inseriranno nell’articolato sistema di strutture cittadine – molte delle quali di natura ecclesiale – come ‘accoglienze di secondo livello’, cioè rivolte a persone già in carico a enti e servizi destinati (in particolare l’Area Persone Senza Dimora della Fondazione Auxilium e lo Sportello Accoglienza Caritas) con un progetto di reinserimento sociale. Ciò, da un lato, permetterà ai volontari delle due nuove strutture di accogliere persone già conosciute e di offrire il loro apporto in un percorso già avviato; dall’altra, consentirà all’attuale struttura di accoglienza di secondo livello di Auxilium di essere parzialmente modificata in un primo livello, ampliando così le disponibilità complessive per le crescenti emergenze.
Nella sua fase di avvio, per ciò che concerne le necessità di ristrutturazione, le due strutture dell’Opera-Segno saranno sostenute con fondi CEI attinti all’8xmille. Al traguardo del primo anno di attività, però, si prevede l’autosostentamento. Contestualmente si lavorerà per formare la comunità e i volontari: “L’obiettivo – commenta la Diocesi - è quello di arrivare nel più breve tempo possibile ad un’autonomia completa delle strutture da parte delle rispettive Parrocchie per quanto riguarda la gestione ordinaria. Questo percorso sarà attuato attraverso la ricerca e il coinvolgimento dei volontari, la sensibilizzazione del quartiere rispetto alle persone che si trovano in situazione di grave emarginazione, facendo diventare questo progetto un tema pastorale delle comunità parrocchiali e vicariali.”
Non si tratta solo di coprire dei turni per le cene o le notti o le colazioni. C’è un’opera-segno più profonda da compiere: ricostruire umanità, creare prossimità, accompagnare e favorire l’accoglienza, l’autonomia e l’integrazione degli ospiti non solo all’interno delle strutture ma nei rapporti quotidiani con tutta la comunità e con il quartiere. In sintesi: testimoniare lo stile familiare e fraterno di una comunità cristiana in uscita dietro al Suo Signore.”